Massacro nel Connecticut: gli psicologi difendono i videogiochi

Written By Unknown on Selasa, 18 Desember 2012 | 21.12

Il numero di questa mattina del Sun, uno dei più popolari quotidiani del Regno Unito, riporta in prima pagina un articolo su Adam Lanza, il ragazzo che ha commesso la terribile strage nella scuola di Newtown, in Connecticut, in cui è arrivato a uccidere più di 20 persone, tra bambini e adulti. Il Sun esordisce con questo titolo: "L'ossessione per Call of Duty del killer".

È bastato per riaccendere l'annoso dibattito sul presunto legame tra violenti tragedie e videogiochi. Secondo i giornalisti del Sun, infatti, Lanza era un giocatore accanito di Call of Duty, e la sua conoscenza delle armi e dei mezzi militari era dovuta principalmente all'esperienza ricevuta proprio per le ore di gioco a Call of Duty.

Secondo la ricostruzione del Sun, Adam, insieme al fratello, trascorreva le giornate in una sorta di bunker senza finestre, con le pareti tappezzate da poster con armi e soldati americani. "Aveva una casa magnifica, ma viveva sottoterra", racconta al Sun Peter Wlasuk, un idraulico che ultimamente aveva svolto dei lavori nella villa di proprietà della madre del ragazzo. "Nello scantinato aveva attrezzato una vera e propria casa, con computer, bagno, letto, scrivania e tv. Non c'era neppure una finestra".

"Non voglio dare la colpa ai videogiochi per quello che è accaduto", spiega l'idraulico al Sun, "ma ricordo che i due fratelli vedevano un'arma d'epoca e dicevano 'l'ho usata su Call of Duty'".

Venerdì scorso Adam Lanza ha usato due pistole e un fucile semi-automatico per uccidere prima la madre Nancy, nella sua casa a Newtown, e poi continuare la strage nella vicina scuola di Sandy Hook. L'episodio ha scosso gli Stati Uniti e lo stesso Presidente Barack Obama, che non è riuscito a trattenere le lacrime nel suo discorso alla Casa Bianca.

Ma l'articolo del Sun riporta anche interventi di psicologici. "I videogiochi possono indurre i più giovani a diventare indifferenti ai problemi legati alla morte e alla violenza", scrive Teresa Bliss, psicologa dell'infanzia. Diverse testate hanno fatto associazioni fra queste tragedie e i videogiochi sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, tra queste anche The Express e The Independent.

Ma molti psicologi non sostengono la teoria del Sun, anzi si schierano a spada tratta dalla parte dei videogiochi. Chris Ferguson, uno studioso dei fenomeni psicologici che spingono agli omicidi di massa, che lavora presso la Texas A&M International University, si è fortemente schierato contro il legame tra videogiochi e omicidi di massa. "È la direzione sbagliata verso la quale concentrarsi", sostiene Ferguson. I videogiochi non sono un fattore comune fra le tragedie come quella del Connecticut.

"Se vogliamo realmente ridurre questo tipo di violenze nella nostra società, i videogiochi e gli altri media sono la direzione sbagliata verso la quale concentrarsi", ha detto Ferguson ad Abc News. "L'uso dei videogiochi non è un fattore comune tra i responsabili degli omicidi di massa. Alcuni erano giocatori, altri no".

Ferguson, che si difenisce un sostenitore del controllo sulla proliferazione delle armi negli Stati Uniti, aveva già smontato alcuni resoconti-spazzatura fatti dai tabloid a proposito del legame tra videogiochi e violenza nel caso della strage avvenuta in Norvegia per mano di Anders Behring Breivik.

Secondo lo psicologo, non solo le connessioni fatte dai giornali sono sbagliate, ma portano con sé anche un certo razzismo. "So che è un po' controverso da dire", prosegue Ferguson. "Ma credo che quando queste cose accadano in zone periferiche, i videogiochi non vengano mai chiamati in causa. Ma quando queste cose succedono nelle scuole con maggioranza di bianchi, la gente inizia inevitabilmente ad accusare i videogiochi. Penso che ci siano diversi elementi di ignoranza e di razzismo in questo".

"La gente vuole avere un'idea chiara di chi sia l'omicida e i videogiochi diventano la spiegazione più facile di come una persona possa diventare così", conclude lo psicologo.


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