SandForce SF3700, gli SSD di nuova generazione dovranno attendere

Written By Unknown on Jumat, 18 Juli 2014 | 21.12

Chi segue il mondo tecnologico con una certa assiduità è sicuramente ben conscio della rivoluzione Solid State Drive nel settore storage; non è un segreto che queste unità possono garantire prestazioni molto più elevate di qualsiasi hard disk meccanico, tali da garantire una seconda vita sia ai PC datati, sia a quelli nuovi che non ne sono nativamente equipaggiati.

Ondate di SSD si sono susseguite negli anni apportando novità sia in termini di prestazioni massime, sia per quanto riguarda le capienze: oggi è possibile acquistare unità da 500GB o 1TB a prezzi che sono sicuramente elevati, ma in costante e progressiva discesa. Con le stesse cifre, qualche anno fa, si faceva fatica a trovare unità da 120/128GB. Con il passare degli anni si sono anche ridotte le sostanziali differenze esistenti fra i modelli disponibili agli albori, dove in listino coesistevano unità molto performanti (per l'epoca) a fianco di veri e propri "bidoni", fregiati della sigla SSD solo per l'adozione di chip memoria NAND Flash.

Procedendo secondo una scala cronologica e osservando il settore sotto la lente dei "corsi e ricorsi", possiamo notare un andamento ad elastico, dove il moto armonico viene ravvivato dal passaggio a un'interfaccia di rango superiore. Giusto per fare un esempio, i primi SSD consumer di una certa importanza avevano un'interfaccia SATA 3Gbps, con un limite teorico prestazionale di 300MB al secondo. Erano i tempi delle unità Intel X25-M, per intenderci, che a fronte di una scrittura così così da 70MB al secondo, stupirono gli appassionati con un valore in scrittura di ben 250MB al secondo.

Questa velocità era 3-4 volte superiore a quella degli hard disk meccanici del tempo, senza considerare i benefici offerti da un tempo di accesso ai dati ridotti di 3 ordini di grandezza. Chi montava un SSD di questo tipo vedeva il proprio PC prendere il volo, con tempi di avvio dimezzati e una reattività generale mai sperimentata fino ad allora. Pian piano molte aziende hanno poi immesso sul mercato i propri modelli di SSD, sempre con velocità di lettura molto elevate e quelle di scrittura quasi sempre inferiori.

Dopo qualche tempo si è arrivati alla situazione "corsi e ricorsi": tutte le unità, dal punto di vista prestazionale, sono andate a sbattere contro il muro del SATA 3Gbps: oltre i 300MB al secondo teorici non si poteva andare ed occorreva attendere la diffusione di schede madri con il nuovo standard SATA 6Gbps, realizzando al contempo chip e soprattutto controller in grado di spostare il livello prestazionale più in avanti.


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