Revoca chiavi Far Cry 4: Kinguin, Ubisoft non ha base giuridica per la sua azione

Written By Unknown on Kamis, 29 Januari 2015 | 21.12

Come abbiamo riportato nella giornata di ieri, Ubisoft ha revocato una consistente quantità di giochi dalle librerie dei clienti di uPlay sostenendo che quei giochi fossero stati aggiunti grazie a chiavi non ottenute in maniera regolare. La guerra a distanza tra Ubisoft da una parte e i rivenditori di terze parti incriminati dall'altra, ovvero G2A e Kinguin, è proseguita nelle ultime ore, a colpi di comunicati stampa da ambo le parti.

Sembrerebbe, infatti, che le chiavi bloccate fossero state acquistate presso Origin, il servizio digitale di Electronic Arts, usando delle carte di credito rubate, come riporta Eurogamer. Sembrerebbe che l'azione sia partita proprio da EA, che ha avvisato Ubisoft dell'operazione di acquisto chiavi tramite metodo di pagamento non regolare, e questo ha portato il produttore francese a revocare i giochi dalle librerie. Tra i giochi interessati non solo Far Cry 4, ma anche Assassin's Creed Unity, Watch Dogs e The Crew.

Kinguin sostiene a sua volta di aver svolto delle indagini interne e di aver identificato in alcuni mercanti russi i responsabili di quanto avvenuto. Alla stregua di eBay, infatti, G2A funge da mediatore fra "fornitori di chiavi" e l'utente finale.

Sostiene di aver ricevuto 4600 segnalazioni dai propri clienti in circa 72 ore. Secondo le sue indagini, però, i giocatori coinvolti sarebbero molti di più: "decine di migliaia su diverse piattaforme", si legge in un comunicato ufficiale. Stima che il totale dei rimborsi da praticare sia di circa 150 mila euro.

Secondo la ricostruzione di Kinguin, alcuni "mercanti" russi avrebbero ottenuto delle chiavi tramite carte di credito rubate o clonate e le avrebbero offerte a dei "fornitori" che fanno parte della rete di Kinguin. "35 fornitori minori di Kinguin hanno accettato l'offerta", ha scritto il responsabile marketing di Kinguin, Bartlomiej Skarbinski, sul sito ufficiale. "Questi fornitori ci dicono adesso che le loro 'fonti' sono adesso scomparse. Ma ciascuno di loro ci ha detto che intende collaborare e rimborsare tutti i clienti coinvolti. Noi, come Kinguin, li ringraziamo per questo".

"I fornitori dovrebbero prestare più attenzione ai partner con cui stringono rapporti di collaborazione ed evitare rischiose transazioni con entità non conosciute", dice ancora Skarbinski. Che se la prende anche con Ubisoft, come si può leggere qui in italiano: "Crediamo che Ubisoft non abbia alcuna base giuridica per la sua azione. Semplicemente, lo hanno fatto perché possono. Kinguin, naturalmente non ha intenzione di sfidare Ubisoft in tribunale perché non ha la forza di attaccare questi giganti. Continueremo a concentrarsi sulla soddisfazione del cliente ed i nostri clienti sanno che non li abbiamo mai delusi".

"Molti grandi editori stanno combattendo le richieste dei clienti per prezzi equi sui prodotti digitali di tutto il mondo", si legge ancora in questa pagina. "I diritti dei clienti in termini di rivendita dei giochi digitali sono anche attualmente in gran parte ignorati. Possiamo ricordare a tutti cosa è successo nel settore della musica negli ultimi dieci anni. Sappiamo tutti come è andata a finire".

"Consigliamo vivamente di acquistare i giochi solo da uPlay o dai rivenditori di fiducia", si legge invece in un comunicato ufficiale Ubisoft pubblicato da Eurogamer. "Lavoriamo regolarmente con i nostri rivenditori autorizzati per identificare e disattivare le chiavi ottenute in maniera fraudolenta e poi rivendute".

"In questo caso, confermiamo che le chiavi di attivazione sono state recentemente acquistate dal negozio Origin di EA tramite una carta di credito fraudolenta e poi rivendute online. Le chiavi ottenute in questo modo sono state disattivate. I clienti coinvolti dovrebbero contattare il fornitore presso il quale hanno ottenuto la chiave e chiedere un rimborso".

Il problema delle chiavi dei giochi non riconosciute dai produttori ufficiali si trascina ormai da qualche anno. Nello scorso marzo, ad esempio, 7 Entertainment, la società a cui appartiene Kinguin, acquistava diverse chiavi dallo store di beneficenza Humble Bundle per poi rivenderle. Sfruttava un'iniziativa di beneficenza per cercare dei margini che possono anche diventare importanti visto le ottime offerte fatte da Humble Bundle, che consente oltretutto di stabilire autonomamente la cifra da pagare per i giochi.

Un altro servizio online come Devolver Digital, poi, a maggio cancellava diverse chiavi ottenute tramite G2A, perché di provenienza non accettabile.

I rivenditori di videogiochi hanno naturalmente il diritto di proteggersi dalla pirateria e dalla diffusione non regolamentata delle chiavi per i propri giochi. Questo tipo di distribuzione di chiavi potrebbe diventare un grosso problema per l'industria e sicuramente compromette l'ecosistema del gaming su PC. Allo stesso tempo, però, i produttori dovrebbero trovare un modo che non danneggi i giocatori, i quali, dal loro punto di vista, hanno acquistato regolarmente le chiavi.


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