Google contro il 'lerciume' del web: in arrivo l'algoritmo anti-bufala

Written By Unknown on Kamis, 05 Maret 2015 | 21.12

I risultati delle ricerche sui motori di ricerca si basano ad oggi su rigorosi algoritmi frutto di anni di sviluppo e lavori di affinamento. Per quanto affidabili, però, non garantiscono che il contenuto in grado di spingersi fino alle prime posizioni sia anche un contenuto di qualità. Qualità e popolarità, infatti, sono due metri di giudizio non sempre accostabili, e nemmeno valori troppo semplici da determinare su base matematica o statistica.

Tuttavia, a cercare di ripulire le nostre ricerche da contenuti non attendibili ci sta pensando un team di ricercatori di Mountain View, con Google che avrebbe apparentemente sviluppato un algoritmo che riesce a posizionare le varie pagine basandosi sulla concretezza della storia raccontata. Ad oggi, parte del successo di posizionamento di un contenuto è dovuta al numero di volte in cui questo viene "linkato": maggiore è il numero di collegamenti, maggiore la possibilità di ottenere successo nel ranking.

Una tecnica semplice ed in effetti funzionale per valutare la popolarità di un contenuto, ma che non riesce a misurare in alcun modo la veridicità delle informazioni in esso raccontate. Abbiamo visto di recente il proliferarsi di una serie di testate online che si sono fatte spazio sul web a suon di bufale, ovvero rilasciando informazioni spudoratamente false per creare complotti virali, procacciare qualche risata agli utenti e, soprattutto, generare qualche click facile sulla propria piattaforma pubblicitaria. Sebbene queste fonti abbiano spopolato soprattutto sui social, parte del loro successo deriva anche dai vari motori di ricerca.

Questi siti potrebbero avere vita dura con il nuovo Knowledge-Based Trust score, ancora in fase di ricerca e sviluppo nei laboratori di Big G, ma che si dimostra come un metodo del tutto nuovo per il ranking delle pagine. Per posizionare le pagine nelle ricerche, il nuovo sistema valuta il numero di informazioni non corrette presenti all'interno della fonte: "Una fonte che ha poche informazioni false è considerata essere affidabile", altrimenti viene relegata nei posti più bassi delle classifiche di posizionamento.

Il punteggio Knowledge-Based Trust non è ancora in uso, né Google ha previsioni di utilizzarlo nel prossimo futuro o ha annunciato novità in tal senso. Per appurare la veridicità di un'informazione si basa sul Knowledge Vault, una sorta di database in cui Google ha archiviato fino ad oggi 1,6 miliardi di informazioni e avvenimenti accaduti nel corso degli anni. Attinge sia da fonti affidabili come Freebase o Wikipedia che da fonti meno affidabili per ottenere le informazioni, posizionandole al suo interno attraverso algoritmi di machine learning.

La ricerca ha l'obiettivo di dimostrare che posizionare un sito o un contenuto sulla base della sua qualità intrinseca non è impossibile. Si può fare secondo Google unendo due elementi: il fatto e un punto di riferimento per valutare l'affidabilità del fatto stesso. Algoritmi di questo tipo vengono già utilizzati su altre tipologie di prodotti del web, ad esempio per valutare l'attendibilità delle e-mail in arrivo, ma è certamente molto più interessante la sua implementazione su un motore di ricerca. Ed è molto interessante soprattutto se parliamo, come in questo caso, di Google Search, ampiamente il motore di ricerca più diffuso ed utilizzato al mondo.


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