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Fable Legends sarà free-to-play

Written By Unknown on Sabtu, 28 Februari 2015 | 21.12

Il titolo multiplayer annunciato all'E3 2014, e attualmente in fase di sviluppo presso Lionhead Studios, sarà free-to-play, come si può leggere sul sito ufficiale del gioco. Questo vuol dire che i giocatori potranno accedere liberamente a tutta la storyline e alle quest di questo titolo multiplayer 4 vs 1.

Fable Legends

"Potrete giocare Fable Legends dall'inizio alla fine senza spendere un centesimo", dice David Eckelberry, game director di Lionhead. "Questo vuol dire che avrete accesso all'intera storyline di Fable Legends e a tutte le quest che rilasceremo quest'anno e dopo".

Come guadagneranno allora Microsoft e Lionhead? Qualsiasi oggetto di equipaggiamento che renda gli eroi o le creature sotto il loro controllo più potenti potrà essere acquistato con l'argento, spiegano gli sviluppatori. E l'argento si guadagnerà semplicemente giocando. "Tutto quello che ha un impatto sul gameplay potrà essere ottenuto giocando", puntualizzano.

Ma in Fable Legends ci sarà anche una valuta ottenibile con denaro reale. Si tratta dell'oro, che potrà essere utilizzato per acquistare gli oggetti di equipaggiamento che possono essere acquistati anche in argento.

In Fable Legends quattro personaggi collaborano tra di loro, e ognuno di essi ha un ruolo ben preciso. Un altro giocatore può assumere i panni del cattivo, decidere dove far comparire i mostri e quali devono essere i loro attacchi. Il tutto attraverso una visuale isometrica allestita appositamente per lui.


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Android Pay a maggio: tap-and-pay per tutti per contrastare Apple

Google si appresta a lanciare una nuova API per i pagamenti chiamata Android Pay che avrà l'obiettivo non solo di semplificare l'esecuzione dei pagamenti all'interno di app di terze parti, ma anche di diffondere i pagamenti negli store fisici attraverso smartphone compatibili con le tecnologie NFC. La notizia proviene da fonti "affidabili" citate da ArsTechnica a pochi giorni dall'annuncio dell'acquisizione di Softcard da parte di Big G.

NFC

Chiamata precedentemente Isis, Softcard era un'applicazione tap-and-pay sviluppata da vari operatori telefonici americani proprio per contrastare Google Wallet. Verizon, AT&T e T-Mobile avevano fondato una joint venture nel 2010, ma l'app non è stata lanciata prima del 2012 per vari problemi di natura tecnica. I tre carrier si sono però arresi, vendendo ad un prezzo non ufficializzato le tecnologie alla base dell'app.

Google ha annunciato lunedì l'acquisizione, dichiarando di essersi appropriata di "tecnologie e proprietà intellettuali molto interessanti" detenute da Softcard. È probabile che il prezzo di vendita sia stato inferiore ai 100 milioni, una cifra ben al di sotto degli investimenti operati dalla joint venture negli anni passati. Ma questo è il momento migliore per rilanciare le tecnologie di pagamenti, e Google lo sa bene.

L'arrivo di Apple Pay sui mercati americani è stato un successo, ma non solo per la Mela. Anche i servizi concorrenti, fra cui Google Wallet, hanno beneficiato della nuova linfa portata al mercato dal servizio di pagamenti di Cupertino, e Google vuole un prodotto che sia più in linea con le richieste del pubblico rispetto all'attuale Google Wallet, soprattutto sul piano della semplicità d'uso e di implementazione.

Android Pay funzionerà per certi versi in maniera molto simile a Google Wallet: consentirà di registrare le proprie carte di credito o di debito all'interno del servizio, e darà la possibilità di effettuare transazioni all'interno di un'app o con i vari POS abilitati nei vari negozi mediante un singolo tap. Naturalmente, in quest'ultimo caso Android Pay si baserà su NFC con il supporto delle tecnologie Host Card Emulation (HCE) di Google.

Rispetto alle Google Wallet API, tuttavia, l'implementazione delle varie funzionalità di pagamento all'interno delle app di terze parti sarà molto più semplice. Android Pay, inoltre, potrebbe avere costi di gestione inferiori per Google. Al momento, Google Wallet ha la necessità di abbinare una scheda virtuale per ogni carta di credito o debito inserita nel servizio, con la quale la società versa ai beneficiari i pagamenti degli utenti.

Si tratta di una procedura che, secondo alcune fonti, costringerebbe Google stessa al pagamento di una piccola "tassa" per ogni transazione effettuata, piccolo compromesso a cui Big G è disposta a cedere per via dei dati sensibili e delle informazioni che riesce ad ottenere dalle transazioni, dati che poi può utilizzare indirettamente per la sua piattaforma pubblicitaria. Le nuove API potrebbero però funzionare in modo diverso, eliminando la necessità della scheda virtuale e riducendo o addirittura annullando del tutto questa particolare tassa.

Android Pay dovrebbe essere annunciato a maggio all'interno della Google I/O, tuttavia non preannuncia, almeno per il momento, la fine del servizio parallelo Google Wallet. Entrambi potranno coesistere, hanno specificato le fonti, anche se saranno i risultati delle due piattaforme a stabilirne l'esito finale.


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Facebook e i suicidi, la società rilascia degli strumenti per la prevenzione

Facebook ha annunciato il rilascio di strumenti appositi per prevenire eventuali suicidi che magari sono stati preannunciati in qualche modo sul social network. I nuovi tool sono frutto della collaborazione della società di Zuckerberg con organizzazioni come Forefront, Now Matters Now, la National Suicide Prevention Lifeline e Save.org, e con l'apporto diretto di esponenti che hanno avuto trascorsi autolesionisti o che hanno tentato il suicidio.

Facebook, tool per la prevenzione dei suicidiFacebook, tool per la prevenzione dei suicidi

Sfruttando i nuovi strumenti, gli utenti del social network possono riportare quei post in cui si esprimono intenzioni autolesioniste o suicide, con l'obiettivo di ottenere l'aiuto da parte di Facebook e, nello specifico, delle organizzazioni apposite che contatteranno lo stesso utente. I post segnalati verranno esaminati da un team in tempo reale, il quale offrirà un supporto diretto sulla base di un sistema di priorità con cui verrà stabilita l'entità di ogni singolo caso.

Gli individui che avranno bisogno del supporto riceveranno una notifica sulla parte superiore della News feed in cui verrà consigliata una consulenza da parte di un amico o di un organo specifico, come gli stessi esperti della National Suicide Prevention Lifeline. L'utente potrà inoltre selezionare una voce con cui ricevere consigli e supporto immediato. La funzionalità sarà distribuita per adesso solo negli Stati Uniti, ma verrà espansa in futuro anche nel resto del mondo.

Che Facebook sia decisamente interessata a contrastare fenomeni di questo tipo non è certo una novità. È un servizio estremamente legato alla vita sociale dei propri utenti, e per molti è divenuto un vero e proprio diario della propria vita. Proprio per questo uno strumento del genere sul social di Zuckerberg potrebbe salvare molte vite se utilizzato correttamente. È bene precisare però che il servizio non si sostituisce agli organi di prevenzione locali, che è sempre un bene contattare soprattutto nei casi più gravi.


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La TouchWiz è davvero più lenta di Android stock? La risposta in una serie di test

Samsung Galaxy Note 4 e Motorola Nexus 6 hanno una piattaforma hardware molto simile, tuttavia si differenziano per una caratteristica essenziale: la versione di Android installata. Entrambi sono aggiornabili ad Android 5.0 Lollipop ma il phablet di Samsung viene notoriamente personalizzato con la TouchWiz, ritenuta dai più come un'interfaccia pesante che porta il dispositivo a "laggare" - ovvero presentare rallentamenti facilmente individuabili - anche dove non dovrebbe.

Nexus 6 e Galaxy Note 4

Ma si tratta di verità, o di una di quelle leggende metropolitane dovute alle esperienze avute con le prime versioni dell'interfaccia? Hanno cercato di rispondere in maniera oggettiva a questa domanda i ragazzi di PhoneArena, effettuando una serie di test per verificare le prestazioni di Galaxy Note 4 e Nexus 6 in ambiente Android, personalizzato o meno. I test hanno l'obiettivo di verificare sia la fluidità che i tempi di apertura delle app, e i risultati ottenuti non sono poi così scontati.

Per realizzare i test di fluidità dell'interfaccia, i ragazzi di PhoneArena hanno utilizzato una versione custom di GameBench, ovvero un tool che consente di misurare i fotogrammi renderizzati all'interno di applicazioni di terze parti, per poi stabilire una media finale. Hanno inoltre utilizzato uno script da eseguire per ogni test in modo da ottenere risultati affidabili sulla base di interazioni di volta in volta sempre identiche. Per valutare invece i tempi d'apertura delle applicazioni sono state usate le registrazioni di una videocamera, prendendo come riferimento le tempistiche dei fotogrammi in cui l'app stessa veniva lanciata e completava il caricamento.

Nexus 6 vs Galaxy Note 4 test di fluidità

Il test di fluidità vede come vincitore Nexus 6, sempre prossimo ai 60fps (soglia massima legata alla frequenza di aggiornamento dei display) ad esclusione del test del browser (43 frame al secondo). Note 4, di contro, arranca soprattutto nel browser (36 fps) e nella Galleria di immagini nativa (39 fps). In tutte le altre applicazioni le differenze non sono consistenti a tal punto da essere discernibili ad occhio nudo.

La situazione è particolarmente diversa e più articolata nel test di apertura delle applicazioni. PhoneArena ha effettuato i test sia "a freddo" che "a caldo", ovvero accedendo all'app sia da spenta, che da attiva in background. In questo caso il Nexus 6 si è rivelato più efficace nella gestione della memoria, anche se "a freddo" è stato Galaxy Note 4 ad avere definitivamente la meglio. È possibile che questo comportamento sia dovuto alla crittografia dei dati nativa sul Nexus 6, che rallenta leggermente le prestazioni della memoria flash integrata.

Nexus 6 vs Galaxy Note 4, test di apertura applicazioni

In definitiva appare chiaro che, a parte alcune situazioni ben specifiche, Galaxy Note 4 riesce a confrontarsi a testa alta con il dispositivo "Pure Google" della concorrenza, palesando prestazioni mediamente comparabili a quelle di Nexus 6, talvolta inferiori ma altre volte anche superiori. Il test è molto interessante e serve soprattutto a sfatare un mito, anche se solo in parte. La TouchWiz - così come probabilmente ogni personalizzazione di terze parti - rallenta di fatto le prestazioni del dispositivo in uso, ma le differenze sono minime, ed è chiaro che i lavori di ottimizzazione da parte di Samsung abbiano portato parecchi frutti nel corso degli ultimi anni.


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Intel Atom x3, x5 e x7, nuovi nomi per fare chiarezza (almeno in teoria)

Written By Unknown on Kamis, 26 Februari 2015 | 21.12

Intel da sempre differenzia le proprie linee di processori e piattaforme in base all'ambito di utilizzo a cui sono destinate. In questi giorni trapela una notizia riguardante le piattaforme Atom, che saranno soggette ad una nomenclatura che richiama fortemente quella già utilizzata per i processori della famiglia Core.

La strategia di Intel è chiara, ovvero mettere nelle condizioni i consumatori di capire già guardando la sigla quale livello di prestazioni attendersi, e scegliere di  conseguenza. Non a caso i prossimi processori Atom saranno commercializzati in tre famiglie, Atom x3, Atom x5 e Atom x7, con prestazioni crescenti al pari della cifra di riferimento. Come per i processori Core, insomma: Atom x7 sarà più performante di Atom x5 e di Atom x3, così come Core i7 è superiore a Core i5 e Core i3.

Da tenere presente, sempre, che le famiglie di processori Atom sono destinate al mondo mobile, smartphone e tablet, dove viene data grandissima importanza al consumo energetico, pur mantenendo salda l'importanza di garantire prestazioni adeguate al target.

Un passo verso la chiarezza, dunque, anche se una iper frammentazione può essere un'arma a doppio taglio. Detto in altre parole: se per gli appassionati tutto è chiaro, non è da escludere che l'utenza che segue poco o nulla il settore tecnologico possa trovarsi ancora più smarrita di prima. Fonte: Techpowerup.


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Nuovo De profundis per Adobe Flash: Google inizia a convertire i banner in HTML5

Google ha annunciato mercoledì una consistente novità per gli annunci della piattaforma AdWords. La società ha dichiarato che ha già iniziato a convertire, laddove possibile, i banner pubblicitari da Adobe Flash a HTML5. Si tratta di un nuovo passaggio per rendere il web più snello, ma anche per permettere la visualizzazione dei banner su un più elevato numero possibile di dispositivi.

Le campagne che potranno essere sottoposte alla conversione, siano esse state pubblicate tramite AdWords Editor o tool di terze parti, saranno convertite automaticamente al più efficiente linguaggio di programmazione HTML5. Google convertirà non solo i banner pubblicitari di prossima pubblicazione, ma anche quelli già immessi in precedenza sul servizio.

La società tuttavia specifica che la conversione non potrà essere applicata su tutti gli annunci pubblicati precedentemente, spiegando in questa pagina (attualmente solo in lingua inglese) come verificare l'idoneità per la conversione del proprio annuncio: "Non tutti gli annunci in Flash possono essere convertiti in HTML5", scrive infatti la società nella pagina di supporto.

"Per vedere se il tuo annuncio in Flash è idoneo, caricalo manualmente su Swiffy. Se il tool è in grado di convertire il tuo annuncio, quest'ultimo sarà convertito automaticamente quando verrà caricato su AdWords". È possibile poi verificare se l'ad sia stato convertito o meno, controllando le impression derivate dai tablet e dai dispositivi mobile in generale.

Google aveva annunciato a settembre le intenzioni di passare definitivamente ad HTML5 sulla propria piattaforma pubblicitaria AdWords, e si tratta di una decisione in linea con le recenti direttive della compagnia. Nel 2010 aveva introdotto il player HTML5 su YouTube, che è divenuto solo di recente l'impostazione predefinita all'interno del servizio.

Un nuovo De profundis è stato recitato per il linguaggio di programmazione di Adobe? Probabilmente si, ma di certo non è ancora quello definitivo per un prodotto, Flash, che stenta ancora a morire del tutto.


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Street Fighter V: ci sarà una beta online su PS4 e PC

Capcom userà i dati ottenuti tramite il beta test per migliorare il gioco definitivo, in questo momento esclusiva PlayStation per quanto riguarda le console. Per poter far parte del programma di beta test occorre fare il pre-order di Street Fighter V.

In aggiunta all'annuncio della beta online, Capcom fa sapere che il classico combattente Charlie Nash farà parte del roster di Street Fighter V. Nash è il migliore amico e mentore di Guile e ha fatto un'apparizione come personaggio giocabile già in Street Fighter Alpha. Guile entra a far parte del torneo in Street Fighter II proprio per combattere contro M. Bison per vendicare la morte dell'amico.

Street Fighter V è stato uno dei principali annunci di Sony durante l'evento PlayStation Experience di Las Vegas dello scorso anno, come abbiamo visto qui.


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Firefox Portable

scheda aggiornata 1 ora fa

Portable Firefox è un applicativo espressamente pensato per essere caricato su una memory card in modo da rendere sempre disponibili le preferenze personali o le proprie extension anche utilizzando sistemi Windows altrui.

Sulla memoria USB o su qualsiasi altro dispositivo di storage mobile viene caricata una cartella contenente i files necessari al corretto funzionamento di Firefox, una cartella contenente il proprio "profilo utente" e gli eventuali plug in.


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Sony Xperia Z4 Tablet mostrato in foto per sbaglio a una settimana dal lancio

Written By Unknown on Rabu, 25 Februari 2015 | 21.12

Sony ha rivelato, apparentemente per errore, il nuovo Xperia Z4 Tablet che sarà probabilmente annunciato ufficialmente al prossimo Mobile World Congress, a meno di una settimana da oggi. Un'immagine che ritrae il dispositivo è stata pubblicata, e poi subito rimossa, nell'applicazione Xperia Lounge, insieme ad alcune caratteristiche tecniche del tablet.

Sony Xperia Z4 Tablet

A riportare la novità è stato XperiaBlog.net che ha pubblicato anche uno screenshot proveniente dall'applicazione. Da un punto di vista strettamente estetico, il dispositivo sarà molto simile al modello di precedente generazione, ma avrà un display a risoluzione 2K, probabilmente da 2560x1600 pixel se verrà mantenuto l'aspect-ratio di 16:10 del precedente modello.

Sul fronte delle specifiche tecniche si parla di "latest ultra fast processor" e "leading battery performance", frasi che indicano molto probabilmente la presenza di un Qualcomm Snapdragon 810 alla base della piattaforma hardware del dispositivo, e una grossa batteria coadiuvata dai sistemi di risparmio energetico proprietari del colosso giapponese, che si sono rivelati di ottima affidabilità negli ultimi top di gamma.

Non mancherà, come da tradizione per i dispositivi Xperia Z, la certificazione IP per la resistenza ad intrusione di liquidi e polvere. Il tablet sarà svelato nei primi giorni di marzo all'interno di un evento in cui Sony potrebbe parlare anche di Xperia Z4. La società ha specificato di recente di non voler puntare sul segmento degli smartphone per la crescita, pertanto non è certa la presenza del nuovo telefono top di gamma in quel di Barcellona.


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Tutti vogliono Pebble Time, lo smartwatch con display e-paper a colori da record

Pebble Time è la seconda generazione dello smartwatch della celebre società di dispositivi indossabili, e possiamo già considerarlo un successo a meno di ventiquattro ore dal suo annuncio ufficiale. Lanciato, come il predecessore, sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter con un obiettivo di 500 mila dollari, Pebble Time è riuscito a superare i 5 milioni di dollari in meno di cinque ore.

Pebble Time

Pebble non ha mai realizzato dispositivi con mirabolanti caratteristiche tecniche, tuttavia nel nuovo Time spicca indubbiamente il display e-ink a 64 colori always-on protetto da una lastra di Gorilla Glass. Lo smartwatch è il 20% più sottile del modello originale e può essere gestito mediante quattro tasti per la navigazione disposti lungo i due lati. Pebble Time è compatibile con le 6.500 app già disponibili per i precedenti modelli, così come con i cinturini tradizionali da 22mm.

Entrando nel dettaglio, il display ha una diagonale da 1,26" e supporta una risoluzione massima di 144x168 punti. Viene introdotto per la prima volta un microfono, che può essere utilizzato per rispondere via voce alle notifiche o per registrare brevi note audio, mentre l'autonomia dovrebbe attestarsi intorno ai sette giorni su singola carica. Nonostante il piccolo foro per il microfono, Pebble Time è ancora una volta resistente ad intrusioni di liquidi e polvere.

Pebble Time

Il nuovo smartwatch di Pebble supporta naturalmente anche tutta una serie di accessori e sensori esterni, come ad esempio un cardiofrequenzimetro da utilizzare per sessioni di fitness. Fra le novità del nuovo modello, Pebble ha sottolineato la presenza di una nuova interfaccia "timeline", ovvero in grado di presentare tutte le notifiche, sia passate che future (ad esempio promemoria), in senso cronologico.

I primi 10 mila Pebble Time "Early Bird" sono stati tutti venduti in tempi record al prezzo di 159$. Attualmente è possibile acquistarlo al prezzo di 179$ (o meno, in base alla quantità desiderata) sul sito di crowdfunding, mentre dopo la campagna lo smartwatch sarà regolarmente venduto a 199$, con le prime spedizioni attese per il mese di maggio in tutto il mondo.

Pebble Time

L'originale era riuscito a ricevere investimenti per 100 mila dollari in due ore, raggiungendo un massimo di 10 milioni alla fine della campagna. È decisamente probabile che il nuovo Pebble Time riesca ad eclissare il successo del predecessore, in quanto al momento ha raggiunto gli 8 milioni di dollari a 30 giorni dalla fine della campagna. La notizia è sicuramente interessante in quanto sottolinea che c'è un interesse da parte del pubblico verso la categoria dei wearable.


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LUMIX G 30mm F2.8 e 43mm F1.7, due nuove ottiche fisse da Panasonic

Due nuovi obiettivi per la gamma di fotocamere Micro QuattroTerzi LUMIX G vanno ad arricchire il listino Panasonic, con la presentazione del macro da 30mm H-HS030 e il 42,5mm da ritratto H-HS043.


H-HS030 – 30mm F2,8 macro

Finitura metallica nera per il nuovo 30mm macro (equivalente a 60mm nel formato full frame), che vanta anche un'apertura massima di F2.8. Panasonic promette molta nitidezza e contrasto (tipici delle ottiche fisse), ingrandimento 1:1 e soprattutto, trattandosi di macro, una distanza minima di messa a fuoco pari a soli 10,5cm. Da segnalare è anche il sistema AF 240fps Drive Auto Focus e lo stabilizzatore ottico d'immagine MEGA O.I.S. (Optical Image Stabilizer).


H-HS043 – 42,5mm F1,7


Il nuovo obiettivo da 42,5mm, disponibile nelle versioni con finitura metallica nera o argento, nasce con la chiara e dichiarata intenzione di porsi come soluzione ideale al ritratto.  La lunghezza focale è da medio-tele, equivalente a 85mm su full frame, con l'ottima apertura massima di F1.7. Rimane comunque buona anche in questo caso distanza minima di messa a fuoco, 31cm, adatta a realizzare ritratti anche da distanza molto ravvicinata.

Troviamo anche in H-HS043 il sistema di stabilizzazione ottica POWER O.I.S, così come la messa a fuoco 240fps Drive AF. Le ottiche LUMIX G H-HS030 e H-HS043 saranno commercializzate sul mercato Italiano a partire dal mese di aprile, al prezzo indicativo suggerito al pubblico di 349,00€e 399,00€ rispettivamente.


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Cortana ancora una volta (quasi) infallibile indovina i vincitori degli Oscar 2015

Written By Unknown on Selasa, 24 Februari 2015 | 21.12

Una delle caratteristiche più distintive di Cortana, l'assistente virtuale di Microsoft, è la sua abilità nel prevedere l'esito di eventi sportivi e show televisivi. Si basa su algoritmi diversi per le varie categorie, ma entrambi si sono rivelati discretamente affidabili nel corso del tempo, a tal punto da essere utilizzati come banco di prova per eventuali scommesse.

Cortana, previsioni degli Oscar
Fonte: PhoneArena

Avevamo parlato delle previsioni corrette di Cortana durante gli ultimi Mondiali di Calcio, quando l'assistente virtuale di Redmond totalizzava un risultato di 15 partite indovinate sulle 16 più importanti. In occasione della finalissima, inoltre, Cortana aveva "battuto" Siri, indovinando la vittoria della Germania sull'Argentina. L'assistente di iPhone e iPad, invece, dava per vincente la squadra latino-americana.

Cortana si basa sul servizio di previsioni del motore di ricerca Bing di Microsoft che, oltre ad essere estremamente affidabile, si è espanso nel corso del tempo con i risultati della Premier League inglese e con le partite della NFL americana. La percentuale di risposte corrette è in entrambi i casi molto elevata, così come lo è stata in occasione degli Oscar.

Lo scorso anno Bing aveva indovinato 21 dei 24 vincitori degli Oscar, mentre due anni fa 19. Sono invece 20 i titoli indovinati da Bing in occasione dell'ultima Notte degli Oscar tenutasi lo scorso fine settimana, un risultato decisamente pregevole. Fra questi l'esito dei premi di maggior prestigio, fra cui il vincitore del premio Miglior Film (Birdman), Miglior Regia (Alejandro González Iñárritu) e i migliori attori protagonisti e non protagonisti.

Che si sia trattato ancora una volta di una coincidenza?


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Ecco come cambia Homeworld nella versione rimasterizzata

Con l'uscita di Homeworld Remastered Collection fissata per domani, Gearbox ha rilasciato un nuovo Dietro le Quinte in cui spiega ai veterani della classica serie di RTS come Howeworld cambierà nelle meccaniche e nella gestione delle risorse rispetto al gioco originale. Ricordando, però, che all'interno della collezione sarà presente anche la versione classica, rimasta del tutto immutata rispetto all'originale.

Homeworld Remastered Collection

Homeworld è stato originariamente pubblicato nel 1999, spiega Gearbox, mentre Homeworld sarebbe arrivato nel 2003 con un nuovo motore grafico che portava in dote caratteristiche e funzionalità inedite. Ricordiamo che quei giochi vennero sviluppati da Relic Entertainment, mentre i diritti sulla serie adesso appartengono alla stessa Gearbox.

Per la nuova versione, Gearbox ha voluto creare un nuovo motore grafico sulla base di quello del secondo capitolo. E come spiega in questa occasione, tale passaggio ha richiesto la conversione di HW1 nel motore di HW2. Per farlo è stato necessario unificare il codice dei due giochi, in modo che fosse possibile realizzare istantaneamente la conversione di entrambi.

Un'operazione che ha richiesto anche il rifacimento dell'interfaccia utente, che adesso è molto più simile a quella degli RTS moderni. Questo però vuol dire che i veterani degli originali Homeworld potrebbero non ritrovare qualcuno dei comandi. Tutti questi cambiamenti, spiega Gearbox, sono stati realizzati sotto la guida dei creatori originali di Homeworld. E poi sottolinea di nuovo che la versione classica inclusa nel pacchetto non contempla alcuna di queste modifiche all'interfaccia utente.

In Homeworld 1, ad esempio, il carburante non sarà più una risorsa che il giocatore dovrà gestire. Anche la ricerca di Homeworld è stata resa più simile a quella del secondo capitolo: mentre nel primo HW si poteva accelerare la ricerca possedendo un maggior numero di Navi di Ricerca, Homeworld Remastered si concentra sui costi con le Navi di Ricerca che generano Punti Ricerca.

Ma in alcuni casi sarà Homeworld 2 a ricordare il primo capitolo. Questo succede per le formazioni, che in certi casi non sono più automatizzate come nel secondo capitolo originale e che invece ricorderanno nel funzionamento il primo HW. E offriranno bonus simili a quelli del primo capitolo.

Inoltre, per via del fatto che i servizi online dell'originale Homeworld non sono più operativi, il netcode del primo capitolo è stato riscritto interamente. Questo ha dato a Gearbox l'opportunità di condividere tra i due giochi mappe, modalità e navi spaziali, oltre che nuove funzionalità create con la collaborazione della community di modder. Ma in questa prima versione di Homeworld Remastered il multiplayer sarà ancora definito beta, perché Gearbox si riserva la possibilità di migliorare ulteriormente il bilanciamento sulla base del feedback ricevuto dai giocatori.

Homeworld Remastered Collection si può acquistare su Steam, con uno sconto del 15% se si procede all'acquisto entro la giornata di oggi.


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Utenti tracciati tramite droni in volo sfruttando le tecnologie wireless

Le tecnologie wireless integrate in smartphone o altri dispositivi mobile possono essere sfruttate da terzi per inviare sul nostro terminale informazioni pubblicitarie, è il caso ad esempio di locali pubblici che con questo sistema promuovo il proprio business nell'area circostante offrendo piccoli sconti agli utenti. Ma le stesse tecnologie possono essere sfruttate anche per tracciare la posizione e gli spostamenti all'insaputa dell'utente stesso.

Per queste azioni sono spesso usati i dati raccolti da Hotspot pubblici, oppure da apparecchiature installate su veicoli di varia natura. Vicino a Los Angeles, nella San Fernando Valley è stata però condotta una prima sperimentazione che ha coinvolto l'utilizzo di svariati droni.

Sfruttando questo tipo di velivoli è stato possibile raccogliere i dati relativi allo spostamento degli utenti: il drone era in grado di rilevare le informazioni inviate dai singoli client e processando poi tali dati è stato possibile procedere a una vera e propria profilazione completa di spostamenti. Per rendere possibile il rilevamento era sufficiente che sul terminale fosse attiva una qualsiasi app che in un determinato momento scambiava dati attraverso tecnologie wireless.

L'iniziativa è stata condotta da Adnear, società impegnata in quello che possiamo definire advertising di prossimità - che però ha dichiarato di rilevare e memorizzare i soli dati di posizione del terminale e non ulteriori informazioni utili alla profilazione. Nell'operazione sono stati coinvolti svariati droni, ognuno dei quali pilotato da un operatore e probabilmente la medesima iniziativa verrà ripetuta a Singapore, area in cui Adnear ha il proprio head quarter.

Nell'esperimento si è scelto di utilizzare dei droni per sfruttare l'ampia copertura offerta da un dispositivo radio posizionato su tali velivoli, anche se nel corso delle prove sono emersi pure i limiti di queste soluzioni, e in particolare l'autonomia di volo offerta.

L'utilizzo di droni e la sperimentazione in tal senso è sempre più estesa, spingendosi fino a situazioni piuttosto borderline sul piano legale come la raccolta di dati all'insaputa dell'utente. Quello dei droni è un ambito completamente nuovo e solo in parte coperto da una normativa, ma in futuro questi aspetti diverranno molto discussi e interessanti.

Ricollegandoci all'argomento della notizia ricordiamo che qualche settimana fa è stata presentata un'iniziativa intesa a definire delle no-fly-zone per i droni, aree di divieto di sorvolo segnalate dagli utenti stessi al fine di evitare di essere spiati dai droni.


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Presentate le nuove Rollei Actioncam 400 e 410

Sebbene per molti GoPro sia sinonimo di action cam, esistono molte alternative a quello che è il marchio sicuramente più diffuso. Vediamo infatti sul mercato diverse soluzioni proposte da altri marchi, a testimoniare da una parte il successo commerciale di queste soluzioni, dall'altra che possono esistere alternative anche convincenti. In questi giorni Rollei ha annunciato i modelli Actioncam 400 e Actioncam 410, camcorder in grado di registrare nel formato Full HD e dotate di WiFi integrato, di numerosi accessori e di un telecomando da polso che funziona con il WiFi.

Rollei

Rollei Actioncam 400 registra video nel formato Full HD a 1080p/30fps e può scattare fotografie alla risoluzione di 3 megapixel; Rollei Actioncam 410 mette a disposizione i 60fps registrando video Full HD a 1080p, facendo al contempo salire la risoluzione delle foto a 4 megapixel. Entrambi i modelli vantano un obiettivo a sei lenti, apertura F2.5 e grandangolo (non meglio specificato).

Per entrambe è disponibile una buona gamma di accessori, dai sistemi di montaggio che assicurano le ActionCam alla bicicletta, al casco o alle superfici piatte o curve, fino alla custodia subacquea  (40 metri di profondità) che resiste anche alle cadute fino a un metro di altezza.

Integrato troviamo anche un display TFT-LCD da 2 pollici; l'autonomia dichiarata è di 90 minuti per Actioncam 400, che sale a 110 minuti per il modello Actioncam 410. Prezzi? A partire dalla metà di marzo le due Rollei Actioncam 400 e 410 saranno disponibili rispettivamente al prezzo di € 99,99 e 149,99.


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Internet Download Manager

Written By Unknown on Senin, 23 Februari 2015 | 21.12

scheda aggiornata 1 ora fa

Utilty che permette di gestire al meglio le operazioni di download parallelo di vari files dal web, ottimizzando la banda a disposizione e gestendo dinamicamente eventuali disconnessioni da lato server così da non dover riprendere da capo il download.

Queste le ultime novità introdotte:

- Improved IE 11 integration (Windows 8.1) - Added support for new youtube changes - Fixed bugs

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SpeedFan

Utility per il monitoraggio della temperatura e delle ventole di raffreddamento del proprio PC. Questo software, abbinato ad alcuni chipset che supportano l' hardware monitoring, consente di impostare la velocità di rotazione delle ventole in funzione della temperatura; ciò consente ad esempio di ridurre notevolmente la rumorosità del sistema.

Di seguito le note fornite a corredo di questa versione:

- added full support for Fintek F71811U

- added full support for Nuvoton NCT6106D

- added full support for Nuvoton NCT6792D

- added full support for Fintek F71878A/F71868A

- added full support for ITE IT8783F

- added full support for Intel C610/X99 SMBus

- added full support for ITE IT8620E

- added support for Nuvoton NCT6683D

- fixed Fintek F71808A PWM MODE setting

- added PWM 4 ENABLE and PWM 5 ENABLE to advanced options for the ITE IT8620E to enable or disable PWM 4 and 5 writes

- smbus access is disabled for Sapphire PC-AM2RD790

- fixed fan speed readings on the NCT6791D

- SCSI Scan is automatically disabled if iastorA.sys driver is installed - use /DOSCSISCAN to force enable it

- fixed Fintek F71811U PWM TYPE advanced setting

- greatly improved RAM SPD decoding for SDRAM, DDR, DDR2, DDR2 FB-DIMM and DDR3

- improved identification of newer revisions of Microchip MCP9843 and MCP98243

- fixed STTS3000 and STTS2002 temperature reporting

- fixed old IT8705F identification

- events can now be triggered if something happens for, at least, up to 9999 times (it was 99)

- battery charge is now properly updated on the EXOTICS tab

- NCT6791D IO Space accessibility is now tested upon resume from suspend and fixed, if needed

- restored DIMM access on latest Intel chipsets

- added manifest to improve support up to Windows 10

- configuration dialog now always opens at the center of the main window


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Indiscrezioni su Windows 10 build 10022 e 10014

Alcuni screenshot circolati online nelle scorse ore hanno mostrato in anteprima alcuni dettagli delle build 10022 e 10014 di Windows 10. Si tratta di immagini non ufficiali e sfuggite al controllo di Microsoft che, con le dovute cautele, possono rivelarsi utili e svelare qualche dettaglio.

Diciamo subito che in entrambe le build non vengono presentate novità sostanziali: si tratta di update secondari che preparano il campo alle prossime release di dominio pubblico. A rivelarsi più interessante è la build 10014 che introduce non meglio precisate novità a livello del file explorer e della gestione di OneDrive.

Come già segnalato in precedenza per il mese di febbraio non è prevista una nuova build pubblica nell'ambito dell'Insider Program; l'appuntamento è quindi spostato al mese di marzo con nuove versioni del sistema operativo successive alle build oggetto delle indiscrezioni precedenti.

Segnaliamo inoltre che l'attuale 9926 di Windows 10 Technical Preview ha ricevuto da poco una serie di patch dedicate e, probabilmente, tali aggiornamenti preparano i sistemi al futuro aggiornamento di Microsoft previsto per il mese di marzo.


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Snowden: la NSA e la GCHQ hanno accesso diretto a miliardi di SIM in tutto il mondo

La National Security Agency (NSA) americana e i Government Communications Headquarters (GCHQ) britannici avrebbero potenzialmente violato le chiavi di cifratura di miliardi di schede SIM nel corso degli ultimi anni. Sono queste le ultime rivelazioni di Edward Snowden, il precedente esponente governativo americano che ha dato i natali allo scandalo NSA, un caso che allora veniva chiamato Prism e che nel corso del tempo si è rimpolpato di dettagli su dettagli.

E il nuovo dettaglio è certamente di quelli sensazionali: l'ex-agente dei servizi di sorveglianza americani sostiene che NSA e GCHQ abbiano violato i sistemi della società olandese Gemalto con una serie di attacchi aventi l'obiettivo di estorcere le chiavi di crittografia utilizzate nelle schede SIM prodotte. Gemalto si occupa infatti di produrre i chip di sicurezza delle SIM - circa 2 miliardi ogni anno - utilizzati da circa 450 compagnie di telecomunicazioni sparse in tutto il mondo.

Stando ai documenti che Snowden ha consegnato a The Intercept, le due società governative hanno violato i sistemi di Gemalto, appropriandosi delle chiavi di cifratura necessarie per crackare i protocolli di sicurezza utilizzati all'interno delle schede SIM. Gli agenti della GCHQ, appoggiati dalla NSA, avrebbero nello specifico ottenuto accesso ad alcune comunicazioni private degli impiegati di Gemalto, riuscendo a carpirne alcuni segreti scottanti, come ad esempio quelli relativi alle metodologie di crittografia utilizzate sulle SIM.

"Se si ha l'accesso al database di chiavi possiamo proclamare game over per quanto concerne la crittografia su reti cellulari", ha dichiarato a The Intercept lo specialista di sicurezza Matthew Green. Quanto si è scoperto nei giorni scorsi consente di capire meglio gli strumenti utilizzati da NSA (e agenzie correlate), e soprattutto quanto a fondo può spingersi nell'individuare ed estorcere dati in via del tutto autonoma. Possiamo distinguere due metodologie separate fra quelle operate dalla NSA, definite "downstream" e "upstream".

Con "downstream" si intendono tutte le informazioni che la NSA ottiene sulla base di richieste esplicite rivolte alle compagnie tecnologiche che dispongono di dati di caratura rilevante, mentre con "upstream" possiamo racchiudere tutte quelle informazioni che le agenzie riescono a captare direttamente dalle infrastrutture su cui si diffonde internet, siano esse cablate o wireless. È indubbio che la NSA utilizzi strategie sofisticate in entrambe le categorie di "estorsioni", e questo appare ancora più chiaro grazie alle nuove segnalazioni di Snowden.

Le ultime notizie hanno un impatto devastante per la sicurezza nell'ambito mobile. Del resto sarebbe stato troppo complesso per l'NSA ottenere l'ingente mole di dati di cui dispone attraverso vari e più specifici attacchi brute-force, ma è chiaro che avendo a disposizione le chiavi di cifratura utilizzate su miliardi di SIM il gioco per le varie agenzie di sorveglianza si è fatto parecchio più semplice e diretto. NSA e GCHQ hanno sostanzialmente fatto irruzione nei dati privati di una società, un comportamento estremo ma che non fa sorprendere se consideriamo il modus operandi di tali società.

Gemalto ha risposto ufficialmente su quanto rivelato durante gli scorsi giorni, dichiarandosi assolutamente estranea ai fatti e non consapevole delle azioni coercitive praticate dai governi americani e britannici. In più, in seguito ad alcune indagini concluse nelle ultime ore, la società ha stabilito che le proprie SIM e tutti gli altri prodotti proprietari sono assolutamente sicuri e non sono mai stati stati violati. Ulteriori ragguagli verranno consegnati al pubblico il prossimo mercoledì.


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Decreto Concorrenza: Google News a rischio in Italia come in Spagna, ma c'è del buono

Written By Unknown on Minggu, 22 Februari 2015 | 21.12

Il Governo italiano discute oggi le nuove leggi sulla Concorrenza, fra cui spicca ignominiosamente quella che viene definita "link tax", ovvero una sorta di dazio per gli operatori del web voluto dai grossi editori. Si tratta di una tassa da pagare per ottenere il diritto di indicizzazione di contenuti editoriali di terzi nei propri portali. In altre parole, un processo simile a quello che ha costretto Google News alla chiusura in Spagna, applicato ancor prima in Germania con altri termini.

Le clausole del nuovo disegno di legge non sono ancora note, tuttavia si pensa che l'Italia possa seguire l'esempio della Francia, con l'istituzione di un fondo comune alimentato dalla stessa "link tax", da utilizzare in casi particolari o per l'espansione e l'evoluzione delle tecnologie di rete a banda larga italiane. C'è da dire che sia il caso spagnolo che quello tedesco non sono stati proprio dei successi, con in alcuni casi una cocente diminuzione del traffico web per alcuni dei servizi editoriali coinvolti.

Del resto Google News e servizi analoghi rappresentano una delle fonti principali del traffico web per determinati tipi di servizi online e non è consigliabile contrapporsi al gigante di Mountain View su argomenti che vedono internet in primo piano. Nel caso spagnolo, nella fattispecie, le nuove leggi sul diritto d'autore non hanno fatto che ritorcersi contro il volere degli stessi editori del web, trovatisi ad affrontare perdite nell'ordine del 10/15% delle visualizzazioni per via delle nuove misure applicate.

"Non sarà una norma anti-Google", specificano i nostri ministri, ed infatti proporre un necessario dazio per i "link" di news rappresenta uno scacco più per gli stessi siti indicizzati che per gli aggregatori di notizie veri e propri. Ma si tratta anche di una legge che va a contrapporsi con le attività di quelle società che propongono la funzione in maniera del tutto gratuita, come Google News per l'appunto, che potrebbero trovarsi costrette alla chiusura come avvenuto in Spagna pochi mesi or sono.

C'è tuttavia anche del buono nel nuovo disegno di legge sulla Concorrenza. Verrà modificata parte del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, con pesanti cambiamenti per le pratiche di recesso da un operatore telefonico. I ministri vogliono che le stesse pratiche siano del tutto gratuite per l'utente, concludendo un percorso iniziato da Bersani nel 2007. La sua totale eliminazione appare però al momento utopica, in quanto i costi di recesso sarebbero così tutti a spese degli stessi operatori telefonici. Questa parte del decreto verrà infatti probabilmente ridiscussa, con l'obiettivo che resta però il medesimo: ridurre il più possibile i costi di recesso nell'ambito della telefonia.


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NVIDIA Tegra X1 straccia tutti i record su AnTuTu sfiorando i 75 mila punti

Presentato allo scorso CES di Las Vegas, Tegra X1 rappresenta un grosso cambiamento di tendenza rispetto ai precedenti SoC per mobile di NVIDIA. Il colosso di Santa Clara punta ad una soluzione più standardizzata, con due CPU quad-core in configurazione big.LITTLE ed una interessantissima GPU con architettura Maxwell presa in prestito dalle soluzioni desktop.

NVIDIA Tegra X1 performance

Come riporta GizmoChina, il processore è passato al vaglio dei test di AnTuTu, facendo segnare un risultato decisamente elevato se contrapposto ad altre soluzioni per mobile. Si tratta, tuttavia, di una soluzione pensata soprattutto per dispositivi tablet, di dimensioni più generose, e con soluzioni di dissipazione e richieste energetiche meno invalidanti.

Tegra X1 registra un punteggio di 74.977 sulla celebre suite di test, laddove la prima posizione in precedenza era occupata da Meizu MX4, che si fermava a "soli" 47.765, grazie al suo MediaTek MT-6595 con GPU PowerVR G6200MP4. Un risultato in ogni caso molto interessante per il nuovo chip di Santa Clara, che dovrà scontrarsi, con Exynos serie 7 di Samsung, che si rivela decisamente promettente stando alle ultime indiscrezioni, e i vari Snapdragon.

Bisogna considerare purtroppo che la diffusione dei SoC NVIDIA non è mai andata di pari passo con le sue performance. Anche l'anno scorso Tegra K1 prometteva faville, tuttavia il chipset di Santa Clara è stato scelto da pochi produttori e adottato solamente su una manciata di soluzioni di particolare caratura: citiamo fra i migliori esempi Nexus 9 e lo Shield Tablet, quest'ultimo progettato e prodotto dalla stessa NVIDIA. Maggiori informazioni su Tegra X1 in questa pagina.


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Samsung, nuovo video teaser per Galaxy S6 e Galaxy Edge

Dopo che nelle settimane passate siamo stati letteralmente sommersi da notizie più o meno certe riguardanti il nuovo Samsung Galaxy S6, verosimilmente prossimo all'esordio in occasione del MWC di Barcellona, oggi é il giorno di un nuovo video teaser, questa volta ufficiale.

Questo nuovo video è focalizzato sul design e, in particolare, viene detto che il nuovo Galaxy è realizzato unendo tutto ciò che di meraviglioso lo circonda. Beh, a dire il vero non proprio tutto ma ci si aspetta comunque metallo scintillane e vetro per questo nuovo top di gamma. Nei primi frame del video, che riportiamo qui sotto, infatti, viene mostrato uno dei lati dello smartphone che sembra realizzato proprio in materiale metallico.

Il nuovo Galaxy e verosimilmente anche il nuovo Galaxy Edge saranno svelati il prossimo 1 marzo a Barcellona, noi saremo presenti, non mancate quindi di seguirci per tutte le novità.


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Un network sempre più basato sul software per i servizi EOLO di NGI

La connettività a banda larga è una realtà accessibile in molte zone d'Italia, soprattutto pensando alle grandi città, ma esistono numerosi ambienti nei quali l'accesso veloce ad Internet non sia ottenibile con le tradizionali soluzioni di connettività via cavo. In questi casi l'utilizzo di connessioni wireless diventa una scelta di fatto unica: la diffusione di segnale 4G è ogni mese sempre più capillare ma sono altri i sistemi adottati quando si voglia assicurare elevata velocità di collegamento a postazioni fisse (abitazioni o ambienti di lavoro).

NGI, con i servizi della famiglia EOLO, mette a disposizione varie proposte di connettività senza fili. A differenza di altri operatori questa azienda, dal 2000 impegnata nella fornitura di soluzioni di connettività, ha scelto di sviluppare un proprio protocollo chiamato EOLO Wave e implementare un'infrastruttura completamente proprietaria, grazie alla quale poter avere pieno controllo del servizio fornito ai propri clienti.

Tradizionalmente le aziende fornitrici di contenuti e gli Internet Service Provider costruiscono le proprie infrastrutture su macchine monolitiche e difficilmente modificabili acquistate da pochi grossi produttori. Negli ultimi anni aziende di scala globale quali Google e Facebook hanno iniziato a utilizzare apparati disegnati "in casa" sulle proprie esigenze, beneficiando di maggiore flessibilità e di una netta riduzione nei costi operativi. E' questo l'approccio dell'Open Compute Project, che prevede l'utilizzo di componenti hardware standard per sviluppare cluster di calcolo estremamente potenti e complessi.

Il constante progresso della capacità di calcolo dei processori di uso generale, in particolare quelli basati su architetture x86 come su quelle ARM, accanto alla disponibilità di nuove tecniche di programmazione rendono quindi possibile disegnare e implementare apparati di rete su misura con un processo di sviluppo più snello ed accessibile. L'evoluzione tecnologica porta quindi ad una progressiva semplificazione nella costruzione delle infrastrutture di rete richieste ai service provider, con una sempre più forte dipendenza da quella che è l'infrastruttura software utilizzata.

Da questo deriva l'accordo di partnership, annunciato nei giorni scorsi, che NGI ha sottoscritto con 6WIND, azienda specializzata in soluzioni software ad elevate prestazioni, e EZchip Semiconductor Ltd, per la costruzione della prossima generazione di piattaforma di routing che verrà utilizzata da NGI nella propria rete di accesso web. Questa scelta è legata alla visione strategica di NGI, che prevede per i prossimi anni un profondo cambiamento nell'industria delle telecomunicazioni. Giacomo Bernardi, CTO di NGI, indica questa prospettiva di evoluzione futura con il termine di "network softwarization".

La strategia dell'azienda non è altro che la continuazione di quanto sviluppato negli ultimi anni e che per NGI deve diventare il modo di operare degli operatori di telecomunicazione. Si tratta di passare dall'installazione e gestione della propria rete, alla sua creazione. Se la prima fase interna per l'azienda è stata quella di sviluppare il protocollo di trasmissione EOLO Wave, creato tenendo conto delle specifiche esigenze delle trasmissioni dati dei servizi EOLO e quindi privo di tutto l'overhead e la comlpessità di altri protocolli più general purpose come quello WiMax, è ora il momento di rivedere l'infrastruttura hardware in modo radicale.

Giacomo Bernardi segnala come NGI stia sviluppando un router ad alte prestazioni da installare presso ciascuno degli oltre duemila tralicci della rete EOLO, con un investimento che sarà pari a 10 milioni di Euro. I vantaggi rispetto alle implementazioni attuali sono nella maggiore scalabilità, efficienza dell'uso della banda disponibile tramite bilanciamento su percorsi differenti, e nel risparmio di energia. La filosofia dell'azienda è però quella di rilasciare con licenza open source tutto il software sviluppato, per favorire la collaborazione con realtà simili che operino in altri paesi   per fornire connettività con strumenti wireless.

In che modo questo permetterà di avere connettività Internet veloce a chi non ha accesso a linee cablate sarà il tempo a dirlo. L'azienda mette al momento a disposizione connettività in download sino a 30 Mbit per linee domestiche e raggiunge 1 Gbit simmetrico per le aziende; i piani futuri, e da questo i radicali interventi sulla propria infrastruttura di connettività, vanno nella direzione di fornire connessioni web da 100 Mbit alle utenze residenziali sempre via trasmissioni radio.


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Un network sempre più basato sul software per i servizi EOLO di NGI

Written By Unknown on Sabtu, 21 Februari 2015 | 21.12

La connettività a banda larga è una realtà accessibile in molte zone d'Italia, soprattutto pensando alle grandi città, ma esistono numerosi ambienti nei quali l'accesso veloce ad Internet non sia ottenibile con le tradizionali soluzioni di connettività via cavo. In questi casi l'utilizzo di connessioni wireless diventa una scelta di fatto unica: la diffusione di segnale 4G è ogni mese sempre più capillare ma sono altri i sistemi adottati quando si voglia assicurare elevata velocità di collegamento a postazioni fisse (abitazioni o ambienti di lavoro).

NGI, con i servizi della famiglia EOLO, mette a disposizione varie proposte di connettività senza fili. A differenza di altri operatori questa azienda, dal 2000 impegnata nella fornitura di soluzioni di connettività, ha scelto di sviluppare un proprio protocollo chiamato EOLO Wave e implementare un'infrastruttura completamente proprietaria, grazie alla quale poter avere pieno controllo del servizio fornito ai propri clienti.

Tradizionalmente le aziende fornitrici di contenuti e gli Internet Service Provider costruiscono le proprie infrastrutture su macchine monolitiche e difficilmente modificabili acquistate da pochi grossi produttori. Negli ultimi anni aziende di scala globale quali Google e Facebook hanno iniziato a utilizzare apparati disegnati "in casa" sulle proprie esigenze, beneficiando di maggiore flessibilità e di una netta riduzione nei costi operativi. E' questo l'approccio dell'Open Compute Project, che prevede l'utilizzo di componenti hardware standard per sviluppare cluster di calcolo estremamente potenti e complessi.

Il constante progresso della capacità di calcolo dei processori di uso generale, in particolare quelli basati su architetture x86 come su quelle ARM, accanto alla disponibilità di nuove tecniche di programmazione rendono quindi possibile disegnare e implementare apparati di rete su misura con un processo di sviluppo più snello ed accessibile. L'evoluzione tecnologica porta quindi ad una progressiva semplificazione nella costruzione delle infrastrutture di rete richieste ai service provider, con una sempre più forte dipendenza da quella che è l'infrastruttura software utilizzata.

Da questo deriva l'accordo di partnership, annunciato nei giorni scorsi, che NGI ha sottoscritto con 6WIND, azienda specializzata in soluzioni software ad elevate prestazioni, e EZchip Semiconductor Ltd, per la costruzione della prossima generazione di piattaforma di routing che verrà utilizzata da NGI nella propria rete di accesso web. Questa scelta è legata alla visione strategica di NGI, che prevede per i prossimi anni un profondo cambiamento nell'industria delle telecomunicazioni. Giacomo Bernardi, CTO di NGI, indica questa prospettiva di evoluzione futura con il termine di "network softwarization".

La strategia dell'azienda non è altro che la continuazione di quanto sviluppato negli ultimi anni e che per NGI deve diventare il modo di operare degli operatori di telecomunicazione. Si tratta di passare dall'installazione e gestione della propria rete, alla sua creazione. Se la prima fase interna per l'azienda è stata quella di sviluppare il protocollo di trasmissione EOLO Wave, creato tenendo conto delle specifiche esigenze delle trasmissioni dati dei servizi EOLO e quindi privo di tutto l'overhead e la comlpessità di altri protocolli più general purpose come quello WiMax, è ora il momento di rivedere l'infrastruttura hardware in modo radicale.

Giacomo Bernardi segnala come NGI stia sviluppando un router ad alte prestazioni da installare presso ciascuno degli oltre duemila tralicci della rete EOLO, con un investimento che sarà pari a 10 milioni di Euro. I vantaggi rispetto alle implementazioni attuali sono nella maggiore scalabilità, efficienza dell'uso della banda disponibile tramite bilanciamento su percorsi differenti, e nel risparmio di energia. La filosofia dell'azienda è però quella di rilasciare con licenza open source tutto il software sviluppato, per favorire la collaborazione con realtà simili che operino in altri paesi   per fornire connettività con strumenti wireless.

In che modo questo permetterà di avere connettività Internet veloce a chi non ha accesso a linee cablate sarà il tempo a dirlo. L'azienda mette al momento a disposizione connettività in download sino a 30 Mbit per linee domestiche e raggiunge 1 Gbit simmetrico per le aziende; i piani futuri, e da questo i radicali interventi sulla propria infrastruttura di connettività, vanno nella direzione di fornire connessioni web da 100 Mbit alle utenze residenziali sempre via trasmissioni radio.


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NVIDIA Tegra X1 straccia tutti i record su AnTuTu sfiorando i 75 mila punti

Presentato allo scorso CES di Las Vegas, Tegra X1 rappresenta un grosso cambiamento di tendenza rispetto ai precedenti SoC per mobile di NVIDIA. Il colosso di Santa Clara punta ad una soluzione più standardizzata, con due CPU quad-core in configurazione big.LITTLE ed una interessantissima GPU con architettura Maxwell presa in prestito dalle soluzioni desktop.

NVIDIA Tegra X1 performance

Come riporta GizmoChina, il processore è passato al vaglio dei test di AnTuTu, facendo segnare un risultato decisamente elevato se contrapposto ad altre soluzioni per mobile. Si tratta, tuttavia, di una soluzione pensata soprattutto per dispositivi tablet, di dimensioni più generose, e con soluzioni di dissipazione e richieste energetiche meno invalidanti.

Tegra X1 registra un punteggio di 74.977 sulla celebre suite di test, laddove la prima posizione in precedenza era occupata da Meizu MX4, che si fermava a "soli" 47.765, grazie al suo MediaTek MT-6595 con GPU PowerVR G6200MP4. Un risultato in ogni caso molto interessante per il nuovo chip di Santa Clara, che dovrà scontrarsi, con Exynos serie 7 di Samsung, che si rivela decisamente promettente stando alle ultime indiscrezioni, e i vari Snapdragon.

Bisogna considerare purtroppo che la diffusione dei SoC NVIDIA non è mai andata di pari passo con le sue performance. Anche l'anno scorso Tegra K1 prometteva faville, tuttavia il chipset di Santa Clara è stato scelto da pochi produttori e adottato solamente su una manciata di soluzioni di particolare caratura: citiamo fra i migliori esempi Nexus 9 e lo Shield Tablet, quest'ultimo progettato e prodotto dalla stessa NVIDIA. Maggiori informazioni su Tegra X1 in questa pagina.


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Decreto Concorrenza: Google News a rischio in Italia come in Spagna, ma c'è del buono

Il Governo italiano discute oggi le nuove leggi sulla Concorrenza, fra cui spicca ignominiosamente quella che viene definita "link tax", ovvero una sorta di dazio per gli operatori del web voluto dai grossi editori. Si tratta di una tassa da pagare per ottenere il diritto di indicizzazione di contenuti editoriali di terzi nei propri portali. In altre parole, un processo simile a quello che ha costretto Google News alla chiusura in Spagna, applicato ancor prima in Germania con altri termini.

Le clausole del nuovo disegno di legge non sono ancora note, tuttavia si pensa che l'Italia possa seguire l'esempio della Francia, con l'istituzione di un fondo comune alimentato dalla stessa "link tax", da utilizzare in casi particolari o per l'espansione e l'evoluzione delle tecnologie di rete a banda larga italiane. C'è da dire che sia il caso spagnolo che quello tedesco non sono stati proprio dei successi, con in alcuni casi una cocente diminuzione del traffico web per alcuni dei servizi editoriali coinvolti.

Del resto Google News e servizi analoghi rappresentano una delle fonti principali del traffico web per determinati tipi di servizi online e non è consigliabile contrapporsi al gigante di Mountain View su argomenti che vedono internet in primo piano. Nel caso spagnolo, nella fattispecie, le nuove leggi sul diritto d'autore non hanno fatto che ritorcersi contro il volere degli stessi editori del web, trovatisi ad affrontare perdite nell'ordine del 10/15% delle visualizzazioni per via delle nuove misure applicate.

"Non sarà una norma anti-Google", specificano i nostri ministri, ed infatti proporre un necessario dazio per i "link" di news rappresenta uno scacco più per gli stessi siti indicizzati che per gli aggregatori di notizie veri e propri. Ma si tratta anche di una legge che va a contrapporsi con le attività di quelle società che propongono la funzione in maniera del tutto gratuita, come Google News per l'appunto, che potrebbero trovarsi costrette alla chiusura come avvenuto in Spagna pochi mesi or sono.

C'è tuttavia anche del buono nel nuovo disegno di legge sulla Concorrenza. Verrà modificata parte del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, con pesanti cambiamenti per le pratiche di recesso da un operatore telefonico. I ministri vogliono che le stesse pratiche siano del tutto gratuite per l'utente, concludendo un percorso iniziato da Bersani nel 2007. La sua totale eliminazione appare però al momento utopica, in quanto i costi di recesso sarebbero così tutti a spese degli stessi operatori telefonici. Questa parte del decreto verrà infatti probabilmente ridiscussa, con l'obiettivo che resta però il medesimo: ridurre il più possibile i costi di recesso nell'ambito della telefonia.


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Samsung, nuovo video teaser per Galaxy S6 e Galaxy Edge

Dopo che nelle settimane passate siamo stati letteralmente sommersi da notizie più o meno certe riguardanti il nuovo Samsung Galaxy S6, verosimilmente prossimo all'esordio in occasione del MWC di Barcellona, oggi é il giorno di un nuovo video teaser, questa volta ufficiale.

Questo nuovo video è focalizzato sul design e, in particolare, viene detto che il nuovo Galaxy è realizzato unendo tutto ciò che di meraviglioso lo circonda. Beh, a dire il vero non proprio tutto ma ci si aspetta comunque metallo scintillane e vetro per questo nuovo top di gamma. Nei primi frame del video, che riportiamo qui sotto, infatti, viene mostrato uno dei lati dello smartphone che sembra realizzato proprio in materiale metallico.

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Lenovo risponde sul caso Superfish: ecco come verificare e rimuovere la presenza dell'adware

Written By Unknown on Jumat, 20 Februari 2015 | 21.12

Lenovo ha divulgato una risposta ufficiale sul delicato caso Superfish scoppiato nelle scorse ore. La società sottolinea gli intenti positivi nell'installazione del software e si mostra più che pronta a rispondere alle lamentele da parte dei clienti sul funzionamento estremamente invasivo dell'adware che, sebbene non profilasse l'utente, attingeva a piene mani dai dati privati delle sessioni di navigazione sicura auto-configurandosi come "Root Certificate Authority" su Windows.

Lenovo Yoga 3 Pro

"Proprio con l'obiettivo di migliorare l'esperienza dell'utente, avevamo pre-installato un software di terze parti, Superfish, in alcuni dei nostri notebook consumer", scrive la società all'interno della risposta diffusa pubblicamente. "Ritenevamo che potesse migliorare l'esperienza dello shopping online da parte dei nostri clienti, come previsto da Superfish". Bisogna inoltre considerare che Superfish è una delle aziende statunitensi a crescita maggiore, non di certo una piccola e oscura startup del web.

Lenovo ci tiene a precisare anche che Superfish è innocuo dallo scorso gennaio sui computer proprietari, e sempre durante lo stesso mese la società ha smesso di pre-caricarlo sui nuovi PC in vendita: "Abbiamo smesso di pre-caricare questo software a partire dal mese di gennaio. Abbiamo chiuso le connessioni ai server che davano accesso al software, e stiamo fornendo risorse online per aiutare gli utenti a rimuoverlo". La società è inoltre al lavoro con Superfish e con altre realtà commerciali per evitare l'insorgere delle problematiche anche in futuro.

Lo stesso produttore fornisce informazioni dettagliate sulle attività "man-in-the-middle" di Superfish dichiarandole ad elevato rischio potenziale, offrendo una rapida guida per eliminare del tutto la presenza dell'adware sul sistema una volta disinstallato il pacchetto. Lenovo specifica inoltre che Superfish non è mai stato pre-caricato sui computer della serie ThinkPad, né sui desktop e gli smartphone della società, e non è mai stato installato naturalmente nemmeno sui sistemi di tipo enterprise.

"Entro la fine di questo mese annunceremo un piano per aiutare Lenovo e tutto il settore a progredire nella conoscenza, comprensione e attenzione a tutte le questioni che concernono adware, pre-installazioni e la sicurezza", conclude Lenovo promettendo di migliorare l'esperienza d'uso dei propri prodotti consultando parner ed esperti nel settore.

Lenovo ha rilasciato una lista dei computer su cui è possibile trovare Superfish pre-installato nativamente, che riportiamo di seguito. In più vi segnaliamo questa pagina web in cui verificare la presenza di Superfish sul proprio sistema, con un test da eseguire su tutti i browser installati e regolarmente utilizzati. Nel caso l'esito sia nefasto, è necessario seguire la guida di Lenovo che abbiamo riportato poco sopra in questa stessa pagina.

  • G Series: G410, G510, G710, G40-70, G50-70, G40-30, G50-30, G40-45, G50-45
  • U Series: U330P, U430P, U330Touch, U430Touch, U530Touch
  • Y Series: Y430P, Y40-70, Y50-70
  • Z Series: Z40-75, Z50-75, Z40-70, Z50-70
  • S Series: S310, S410, S40-70, S415, S415Touch, S20-30, S20-30Touch
  • Flex Series: Flex2 14D, Flex2 15D, Flex2 14, Flex2 15, Flex2 14(BTM), Flex2 15(BTM), Flex 10
  • MIIX Series: MIIX2-8, MIIX2-10, MIIX2-11
  • YOGA Series: YOGA2Pro-13, YOGA2-13, YOGA2-11BTM, YOGA2-11HSW
  • E Series: E10-30

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Microsoft offre altri 100GB di storage su OneDrive agli utenti Dropbox

L'obiettivo della nuova offerta di Microsoft su OneDrive appare sin da subito scontato: rubare con forza utenti al servizio concorrente di maggiore successo. Ed è così che il gigante di Redmond propone 100GB di storage gratis su OneDrive per un anno a tutti gli utenti di Dropbox, cercando di fidelizzare questi ultimi con la propria soluzione di cloud storage.

Promozione 100 GB spazio gratis su OneDrive

Già di base OneDrive è più appetibile rispetto a Dropbox dal punto di vista dello storage offerto gratuitamente: al primo avvio gli utenti del servizio di Microsoft dispongono di 15GB di spazio d'archiviazione sulla nuvola, mentre su Dropbox questi sono solamente 2GB. Entrambe le società offrono metodi alternativi per aumentare gratis lo spazio disponibile, tuttavia le offerte più appetibili sono a pagamento.

Ma la guerra dei servizi di storage sul cloud è più accesa che mai, e lo dimostra il fatto che non è la prima promozione del genere da parte di Microsoft. Solamente pochi giorni fa annunciava un'iniziativa simile per tutti gli utenti del proprietario Bing Rewards, che si aggiudicavano con procedure estremamente semplificate ulteriori 100GB di spazio gratis su OneDrive per due anni.

Si tratta di una promozione per soli utenti americani, ma che anche noi cittadini del Belpaese possiamo attivare con facilità. In questo modo è possibile ottenere 215GB di storage su OneDrive in maniera del tutto gratuita, fra cui 100GB saranno rimossi dopo un anno e gli altri 100 dopo due anni. Una tempistica più che adatta per capire la reale utilità in base alle nostre esigenze e sottoscrivere, all'occorrenza, piani specifici a pagamento in futuro.

La nuova promozione che potremmo considerare di "stalking" agli utenti Dropbox, è disponibile ufficialmente anche per noi utenti italiani. Basta recarsi in questa pagina e premere il tasto "Verify and get my storage". Basterà in seguito effettuare il log-in con l'account Microsoft e verificare l'accesso a Dropbox per ottenere dopo pochi istanti lo storage aggiuntivo gratuito su OneDrive.


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Si vendono più server in Italia, grazie alle soluzioni x86

Il mercato dei sistemi server si è chiuso, a Dicembre 2014, coninteressanti dati di crescita su base annuale per il territorio italiano. Il fatturato complessivo è stato pari a 467,3 milioni di Euro stando ai dati indicati da SIRMI, un valore in crescita dell'8% rispetto a quanto registrato nel corso del 2013.

A incidere in misura preponderante su questa crescita le vendite di sistemi server basati su architettura x86, abbinati quindi a processori Intel e AMD. Per questo segmento di mercato, capace di raccogliere circa 2/3 del totale del fatturato con vendite pari a poco meno di 311 milioni di Euro. Il settore dei server mainframe, Unix e basati su soluzioni proprietarie ha totalizzato vendite per 156,4 milioni di Euro, in calo del 7,3% rispetto al 2013 contro un incremento del 17,8% registrato dalle soluzioni x86.

Questi dati confermano una dinamica in atto da tempo, che vede le aziende sempre più interessate all'acquisto di server x86 di dimensioni contenute e costo accessibile da configurare in cluster oppure da abbinare a tecniche di virtualizzazione così da sfruttare al meglio tutta la potenza di calcolo a disposizione. I sistemi di fascia più alta continuano a venir venduti ma è evidente come in molti scenari di utilizzo si preferisca adottare più server x86 in parallelo che avvalersi di una singola soluzione più grande e ben più costosa.

Dinamica altrettanto positiva anche per il mercato delle soluzioni storage, cresciute in media del 2,6% su base annuale nel corso del 2014. Il controvalore di mercato è pari a 474,6 milioni di Euro, diviso tra i 294,4 milioni delle soluzioni di storage hardware (incremento dell'1,6% rispetto al 2013) e i 180,2 milioni delle proposte software (con crescita annuale del 4,5% in questo caso). Per il comparto hardware gli incrementi più consistenti sono quelli delle soluzioni di fascia alta online; le proposte off line sono di fatto invariate come controvalore mentre quelle di fascia bassa on line registrano una moderata contrazione.

Nel complesso server e storage evidenziano uno scenario, per il mercato italiano, che è stato nel corso del 2014 di buona crescita complessiva. Le aspettative per il 2015 sono altrettanto positive, pur se con l'immancabile prudenza che ha a buon ragione caratterizzato il modo di operare di un po' tutti i player del settore nel corso degli ultimi anni.


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Problemi video su MacBook Pro: ufficiale il programma di riparazione gratuita

Apple ha annunciato un nuovo "programma di estensione della copertura per la riparazione di MacBook Pro con problemi video" che portavano alla presentazione di immagini distorte, freeze e riavvii del sistema inattesi. La società riparerà gratuitamente tutti i MacBook Pro venduti nel periodo tra febbraio 2011 e dicembre 2013, anche nel caso in cui la garanzia fosse precedentemente scaduta.

MacBook Pro con problemi video

Il caso delle anomalie video sui MacBook Pro meno recenti è esploso durante gli ultimi mesi del 2013, in cui alcuni utenti - una piccola percentuale secondo Apple - segnalavano le stesse problematiche che Apple si propone di sistemare gratuitamente nel nuovo Programma di estensione della garanzia. Di recente, Apple non si è mostrata molto interessata a trovare rimedio ai casi segnalati dagli utenti, comportamento sfociato lo scorso anno con una petizione online contro la società.

Non sappiamo se il programma lanciato da Apple sia conseguenza diretta della risposta "coercitiva", tuttavia si tratta certamente di un'ottima notizia per chi ha riscontrato problemi con il notebook premium della Mela. Apple ha segnalato che i modelli interessati sono i MacBook Pro da 15 e 17 pollici prodotti nel 2011, di cui ne avevamo riportato i problemi già quattro anni fa, e i MacBook Pro con display Retina da 15 pollici prodotti tra la metà del 2012 e l'inizio del 2013.

La società ha rilasciato anche uno strumento per verificare se il modello posseduto è incluso nel programma di riparazione gratuita. Nel caso in cui il portatile abbia presentato uno fra i sintomi segnalati (immagine video distorta o disturbata, assenza di immagine video sullo schermo, riavvii inaspettati), e fosse idoneo alla riparazione, l'utente dovrà consegnarlo presso un Apple Store o un AASP, che notificherà il termine delle procedure correttive dei problemi riscontrati.

Il MacBook Pro non dovrà presentare naturalmente problemi di altra natura causati da un uso incauto del prodotto, ed eventuali riparazioni accessorie saranno a carico dello stesso cliente. Il programma è aperto da oggi negli Stati Uniti e Canada, mentre sarà disponibile in Italia e nel resto del mondo a partire dal prossimo 27 febbraio. I modelli di MacBook Pro riparati saranno coperti da garanzia fino al 27 febbraio 2016 o per tre anni dalla data di vendita originale, a seconda della modalità che offre il periodo di copertura più lungo.


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HWiNFO64

Written By Unknown on Kamis, 19 Februari 2015 | 21.12

scheda aggiornata 3 ore fa

HWiNFO64 è un tool diagnostico che supporta tutto l'hardware del proprio PC, permettendo di evidenziare in dettaglio quali ne siano i componenti utilizzati. Compatibile con le versioni a 64bit dei sistemi operativi Microsoft Windows.


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DirectX 12: miglioramento delle prestazioni del 900% secondo CEO Stardock

Negli ultimi giorni, Brad Wardell, CEO di Stardock, ha twittato dettagli molto interessanti sulle DirectX 12, delle quali si parlerà molto in occasione del prossimo GDC di San Francisco (2-6 marzo). Il dirigente sostiene di aver eseguito un test che ha evidenziato una differenza di quasi 100 frame per secondo tra DirectX 11 e DirectX 12.

Questo test è stato realizzato su un sistema dotato di una misteriosa GPU non ancora in commercio e una CPU AMD con 8 core. In DirectX 11 il sistema in questione ha fatto segnare 13 fps, mentre in DX 12 è schizzato a 120 fps.

Non ci sono dettagli specifici sul sistema utilizzato, se non che fosse configurato in Crossfire. Wardell, infatti, sostiene che le DirectX 12 offriranno benefici soprattutto in presenza di sistemi multi-GPU, visto che rendono "più facile trattare differenti GPU come una singola entità".

Microsoft, Stardock e altri sviluppatori riveleranno altri dettagli sulle DirectX 12 in occasione dell'ormai imminente GDC. Sembra che dovremmo attenderci novità sensazionali.

Quanto a Stardock, si tratta di un'azienda americana conosciuta soprattutto per la creazione di software che consentono di personalizzare l'interfaccia utente di Windows, ma anche per aver sviluppato i videogiochi Galactic Civilizations, Galactic Civilizations II, Sins of a Solar Empire e Demigod.


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Samsung acquisisce LoopPay per pagamenti wireless: lanciata la sfida ad Apple Pay

Samsung Electroics ha confermato nelle scorse ore di aver portato a termine gli accordi per l'acquisizione di LoopPay, azienda che si occupa della produzione di soluzioni per utilizzare tradizionali carte di pagamento via wireless. La tecnologia di LoopPay è compatibile con il 90% circa dei terminali POS in circolazione e non necessita attrezzature specifiche per il funzionamento.

LooPay

LoopPay è compatibile con una vasta schiera di carte di credito e di debito, carte regalo e fedeltà. La società propone la sua tecnologia sotto forma di cover per smartphone, da cui gestire tutte le opzioni concesse attraverso un'applicazione dedicata esterna. Questa è protetta via password e PIN, e tiene al sicuro tutti i dati attraverso algoritmi di cifratura per la massima sicurezza.

L'interesse di Samsung nell'acquisizione di una tale società appare sin da subito chiaro, ed è relativo al piano generale di contrastare Apple Pay, il servizio di pagamenti della concorrente diretta nel settore mobile. Rispetto a quest'ultimo LoopPay vanta alcuni vantaggi, come ad esempio la possibilità di non interfacciarsi attraverso NFC, che permette di essere sin da subito compatibile con la stragrande maggioranza dei POS in circolazione.

Ma ci sono anche alcuni svantaggi: rispetto ad Apple Pay, LoopPay tiene traccia di tutti i pagamenti operati attraverso il servizio, raccogliendo dati sensibili sulle abitudini del proprietario, sugli acquisti effettuati e sulle sue informazioni finanziarie. Come parte dell'acquisizione, LoopPay lavorerà a stretto contatto con i coreani per lo sviluppo di tecnologie di pagamento su mobile.

Non è chiaro, invece, se la società continuerà a produrre e vendere le cover per i dispositivi mobile della Mela adesso che è sotto la "protezione" di Samsung. In passato, i coreani erano già entrati in contatto con la nuova società acquisita, investendo su di essa insieme ad altri colossi del settore dei pagamenti come Visa e Synchrony Financial.

L'annuncio arriva a pochissime settimane dalla presentazione di Galaxy S6, data in cui potremmo già conoscere i primi frutti del nuovo acquisto da parte dei coreani.


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Ancora un lieve posticipo per Project Cars

Slightly Mad Studios e Bandai Namco hanno annunciato che Project Cars sarà disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC dal 2 aprile 2015. "Questo piccolo spostamento nella data di uscita è stato deciso per poter portare gli ultimi miglioramenti al gioco e assicurare a tutti i fan la miglior esperienza possibile", si legge nel comunicato stampa.

Project Cars

"Spostare la data di uscita non è una decisione facile da prendere, soprattutto perché sappiamo che i nostri fan non vedono l'ora di mettere le mani su Project Cars", ha dichiarato Ian Bell, Head of Studio di Slightly Mad Studios. "Ma sappiamo anche che questi giorni in più ci permetteranno di dare ai giocatori il titolo che meritano. Quando il gioco arriverà a inizio aprile, siamo certi che l'attesa sarà valsa la pena".

Project Cars aveva già subito un posticipo, visto che inizialmente l'uscita era stata prevista per novembre per poi essere spostata al 20 marzo.

Finanziato da una community di appassionati, che è stata coinvolta nel processo di sviluppo fin dal primo giorno, Project Cars promette di essere una simulazione rigorosa con diversi tracciati e tante auto, insieme a un'innovativa modalità carriera libera, orari della giornata e variazioni climatiche dinamiche.

Tutti i dettagli si trovano in questa anteprima di Project Cars.


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Internet of Things: prodotti utili, ma con problemi di sicurezza

Written By Unknown on Rabu, 18 Februari 2015 | 21.12

La diffusione dell'Internet of Things o IoT, cioè di quei prodotti che sono connessi al web e che permettono di monitorare e registrare differenti tipologie di dati e informazioni, sta conoscendo una diffusione sempre più elevata. Siamo soliti dire che viviamo in un mondo sempre più connesso e questo è legato anche alla presenza di un numero sempre più elevato di prodotti dell'Internet of Things a disposizione dei consumatori.

La proliferazione di prodotti di questo tipo ha semplificato l'installazione di alcune tipologie di soluzioni domestiche, quali ad esempio i sistemi di videosorveglianza, riducendone in modo considerevole anche i costi di implementazione. Questo si è tuttavia accompagnato ad una crescente complessità in termini di sicurezza di funzionamento, caratteristica che con i modelli pre-IOT non ha mai rappresentato un limite evidente.

Una ricerca condotta da HP, basata sull'utilizzo di Hp Fortify On Demand su 10 sistemi di sicurezza per la casa di tipo IoT, ha evidenziato come tutti i prodotti monitorati abbiano un qualche problema legato alla sicurezza. Nessuno richiede l'utilizzo di una password complessa, e tutti hanno limiti di sicurezza inadeguata nell'autenticazione a due fattori. In dettaglio questo è quanto ha evidenziato HP nel corso dell'analisi:

  • Autorizzazione insufficiente: tutti i sistemi che includono interfacce web personalizzate basate su cloud e mobile non richiedono una password con livello di complessità e lunghezza sufficienti. La maggior parte richiede una password alfanumerica di sei caratteri. Nessuno dei sistemi è in grado di bloccare gli account dopo un determinato numero di tentativi non riusciti.
  • Interfacce non sicure: tutte le interfacce web basate su cloud testate presentavano problemi di sicurezza che permettono a un potenziale aggressore di ottenere accesso all'account mediante una tecnica di harvesting degli account che sfrutta tre carenze applicative, ovvero enumerazione degli account, policy di password inefficaci e mancanza di funzionalità di blocco degli account. Analogamente, cinque dei dieci sistemi testati presentavano problemi di harvesting degli account riguardanti l'interfaccia dell'applicazione mobile, che espone i consumatori a rischi analoghi.
  • Problemi di privacy: tutti i sistemi raccolgono alcune informazioni personali, quali nome, indirizzo, data di nascita, numero di telefono e persino numero di carta di credito. L'esposizione di tali informazioni personali è preoccupante, dati i problemi di harvesting degli account rilevati in tutti i sistemi. Occorre inoltre sottolineare che l'uso del video costituisce una caratteristica essenziale di molti sistemi di sicurezza per la casa, con possibilità di visualizzazione tramite applicazioni mobile e interfacce web basate su cloud. La privacy delle immagini video dell'interno della casa costituisce un'ulteriore fonte di preoccupazione.
  • Mancanza di crittografia delle trasmissioni: anche se tutti i sistemi implementano la crittografia del traffico, ad esempio SSL/TLS, molte connessioni al cloud restano vulnerabili agli attacchi (ad esempio, gli attacchi POODLE). Una crittografia delle trasmissioni correttamente configurata è importante soprattutto perché la sicurezza costituisce la funzione principale di questi sistemi.

Le stime Gartner prevedono per il 2015 l'utilizzo di circa 4,9 miliardi di dispositivi connessi su base globale, con una stima di 25 miliardi che verranno raggiunti nel corso del 2020. Dati di questo tipo lasciano facilmente intendere come sia necessario da parte dei produttori di dispositivi dell'IoT prestare maggiore attenzione alla sicurezza dei propri prodotti, facendo in modo che gli accessi siano solo quelli autorizzati e gli strumenti IoT non possano diventare un veicolo che metta a rischio la sicurezza delle proprie infrastrutture, tanto in azienda come in ambiente domestico.


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Facebook sta sviluppando le versioni in realtà virtuale delle sue app

"Stiamo lavorando sulle app in realtà virtuale", ha detto Chris Cox, head of product di Facebook, durante la Code/Media Conference a Dana Point, in California. Cox non ha descritto nel dettaglio queste app, ma ha fatto riferimento a un ambiente virtuale che gli utenti possono condividere tra di loro tramite queste app.

Secondo Cox, sarà un nuovo tipo di condivisione dell'esperienza digitale, alla portata di tutti, dall'utente più normale fino a Beyoncé, usata come emblema del personaggio famoso.

Ma Facebook in realtà virtuale non arriverà nelle case di tutti certo già a partire da domani. "Molte poche persone dispongono oggi dei caschetti di realtà virtuale", ha infatti commentato Cox. Si tratta, però, di un settore sul quale il noto social network ha deciso di investire in maniera decisa, dopo l'acquisizione di Oculus VR per 2 miliardi di dollari avvenuta lo scorso anno.

Durante il Sundance Film Festival svoltosi nelle scorse settimane, Oculus ha poi annunciato importanti passi in avanti anche nella realizzazione di esperienze narrative in realtà virtuale, grazie alla fondazione del nuovo Story Studio.

La tecnologia di realtà virtuale sembra quindi indirizzata a venire incontro alle esigenze di intrattenimento del pubblico mainstream di Facebook. "Immaginate di poter condividere non solo semplici momenti con i vostri amici di Facebook, ma anche intere esperienze e avventure", diceva Mark Zuckerberg al momento dell'acquisizione di Oculus VR.


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Picasa

scheda aggiornata 1 ora fa

Utility che permette di gestire facilmente il proprio archivio di immagini. A disposizione dell'utente troviamo alcuni semplici strumenti per effettuare piccoli ritocchi alle immagini e per salvare la raccolta su CD o DVD. La nuova versione beta introduce alcune novità, tra cui gli strumenti per l'editing delle immagini che sono stati significativamente migliorati: ora il riconoscimento e la correzione degli occhi rossi può essere affidata automaticamente a Picasa, con risultati impeccabili. Dalla release 3.9 in poi Google rende disponibili in Picasa alcuni strumenti per l'integrazione con Google+ e il tagging degli utenti.


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Andrea Pessino: con The Order 1886 iniziamo a sfruttare PS4

Da Asti, dove è nato, fino a Varese, dove ha lavorato su programmi gestionali e di contabilità, fino a Blizzard e alla fondazione di Ready at Dawn. Con sede a Irvine, in California, a poche centinaia di metri dalla stessa Blizzard, Ready at Dawn ha la responsabilità non da poco di fornire ai giocatori di PS4 il primo gioco realmente next-gen, ovvero capace di offrire quella grafica e quella consistenza fisica capaci da far distinguere una generazione di videogiochi dall'altra.

Ready at Dawn fino a oggi è famosa soprattutto per alcuni giochi di successo per PSP, come Daxter, God of War: Chains of Olympus e God of War: Ghost of Sparta. Proprio la realizzazione di The Order 1886, e il motore grafico su cui è basato, RAD Engine 4.0, hanno portato il team di Pessino a saltare quasi interamente una generazione, quella della PS3. Proprio per presentarsi in grande stile sulla nuova console.

Dai 3 dipendenti iniziali, Ready at Dawn oggi conta 65 dipendenti, ed è una delle software house più influenti dell'intero panorama videoludico, in grado di produrre un blockbuster su scala cinematografica di vitale importanza per tutto il mondo videoludico come The Order 1886.

Grande appassionato di musica, il nostro Andrea ha frequentato il conservatorio per molti anni, per poi scoprire la passione più importante della sua vita, la programmazione. Dopo la sua esperienza a Varese, infatti, manda un curriculum all'azienda americana Kiwi Software, e viene assunto. Società che poi fallisce, causando il trasferimento di Andrea a Meta Creations. La quale, però, lo stanca dopo poco tempo e per questo decide di mandare curriculum in giro. Chi si fa avanti questa volta? Blizzard, ovviamente!

Per Blizzard Andrea lavora su diversi grandi successi per la piattaforma PC, come Warcraft III, Diablo II e World of Warcraft. Sul perché della sua decisione di passare al mondo console e per tutte le considerazioni sul suo possente fisico, però, vi rimando senza ulteriori indugi all'intervista che abbiamo preparato in occasione dell'evento di presentazione di The Order 1886.

Quanto a quest'ultimo, sarà disponibile dal 20 febbraio e sarà ambientato nell'ultimo ventennio del XIX secolo, in piena epoca vittoriana, quando Londra vive un periodo di grande fermento politico, culturale, scientifico e tecnologico. Parallelamente gli strati più umili della popolazione combattono la fame e si trovano a fronteggiare la piaga della prostituzione e del lavoro minorile.

Nella Londra "alternativa" di The Order: 1886 ci sono anche altri problemi che affliggono la città e che vengono da molto lontano. A cavallo tra il VII e VIII secolo una mutazione genetica interviene a cambiare il normale corso dell'evoluzione di un ristretto gruppo di persone: i mezzosangue, creature dalle fattezze animalesche, incredibilmente forti e intelligenti. Etichettate con nomi tratti dalla mitologia, queste creature prendono il sopravvento sulla popolazione.

La sopravvivenza dell'umanità verrà garantita dalla costituzione di un Ordine di Cavalieri, coraggiosi e determinati a sconfiggere il nemico, i quali si avvalgono di tecnologie futuristiche: dirigibili per pattugliare i cieli di Londra e treni alimentati a elettricità che garantiscono il collegamento veloce da una parte all'altra della città. Ma proprio quando sembra che l'Ordine stia riuscendo ad avere il sopravvento sui mezzosangue, interviene una nuova minaccia: una fazione di ribelli che vuole opporsi al malcontento dilagante e porre fine alle ingiustizie che affliggono la popolazione.

The Order: 1886 nasce dalla commistione di storia, mitologia e leggenda. Accanto alla riproduzione grafica di luoghi reali, come Whitechapel, Il Palazzo del Parlamento e il ponte di Londra, è possibile trovare riferimenti a Jack lo Squartatore, alla letteratura di Charles Dickens e alla saga di Re Artù.

Il giocatore vestirà i panni di Sir Galahad Greyson, alfiere fidato di Re Artù, il quale fu fondatore dell'Ordine. La sua longevità (e quella di tutti i Cavalieri) è data dalla Blackwater, una sorta di pozione in grado di risanare anche ferite mortali. L'Ordine può inoltre contare sul genio di Nikola Tesla, brillante scienziato che ha creato l'arsenale di armi ed equipaggiamenti essenziali per fronteggiare i mezzosangue.

Quanto alle meccaniche di gioco, si tratterà di uno sparatutto tattico in terza persona basato sulle coperture e con una forte presenza della componente cinematografica.

Ne parleremo diffusamente nella recensione che publicheremo nei prossimi giorni.


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Project Ara: Toshiba mostra il primo modulo fotocamera intercambiabile

Written By Unknown on Selasa, 17 Februari 2015 | 21.12

Lo smartphone modulare di Google, noto come Project Ara, prende forma con il passare del tempo. Abbiamo visto in passato prototipi funzionanti mostrati dal team ATAP di Google e, da alcune settimane, sono state annunciate le prime soluzioni per i moduli che completeranno l'esperienza d'uso di Ara. Fra questi, Toshiba ha mostrato di recente il funzionamento dei propri moduli fotocamera intercambiabili.


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I primi computer portatili VAIO Z dell'era post-Sony annunciati ufficialmente

La storica divisione VAIO è stata venduta da Sony al fondo di investimenti Japan Industrial Partners. Da allora ha annunciato alcuni notebook, ad esempio Vaio Fit e Vaio Pro, tutti però progettati e realizzati quando ancora il brand apparteneva a Sony. I nuovi VAIO Z e VAIO Z Canvas nascono invece da un progetto tutto nuovo, seppur riprendendo un brand consolidato nel passato della società. Ma questa volta Z sta anche per "zero", ad indicare il nuovo inizio di Vaio.

Vaio Z

VAIO Z viene proposto in due varianti entrambe con display touch da 13,3" a risoluzione WQHD da 2560x1440 pixel. Cambia invece il processore: nella soluzione top di gamma troveremo un Intel i7-5557U da 3,10GHz, mentre nella soluzione più economica un i5-5257U da 2,70GHz, entrambi con TDP di 28W. Nonostante la risoluzione video sia elevata, Vaio non ha introdotto nessuna opzione per GPU dedicate, laddove l'unica scelta è la Iris 6100 integrata nei SoC.

Vaio Z

Tre le unità di archiviazione disponibili per la scelta, tutte SSD e in grado di "risvegliare" la macchina in 3 decimi di secondo dallo stand-by: si parte da un modello da 128GB, per arrivare ad un massimo di 512GB passando da un'unità intermedia da 256GB. Sul fronte connettività troviamo due porte USB 3.0, un card-reader, una HDMI e una porta da 3,5mm per cuffie, mentre non manca il supporto per Bluetooth 4.0 e Wi-Fi 802.11ac.

Vaio Z

Molto interessanti anche le soluzioni di design (può "trasformarsi" in tablet qualora fosse necessario) e le dimensioni complessive del prodotto. VAIO Z è realizzato in alluminio e carbonio e pesa 1,34kg. Non è il prodotto più leggero della categoria, tuttavia il produttore promette fino a 15 ore di autonomia operativa, un valore mai raggiunto dalla famiglia di notebook giapponesi. La divisione ha riesumato la Z tipica dei suoi prodotti di punta, e Vaio Z ricopre proprio quella fascia di mercato, e di prezzo: sono 1.600 i dollari richiesti in fase d'acquisto in Giappone, e non sappiamo quando il sistema sarà disponibile anche altrove.

Vaio Z Canvas

VAIO Z Canvas è invece un 2-in-1 da 12,1 pollici, un "monster tablet" come l'ha definito lo stesso produttore. Il display supporta una risoluzione massima di 2.560x1704 pixel e copre il 95% del gamut di colori Adobe RGB. Pensato soprattutto per il professionista, il dispositivo non sarà lanciato in commercio prima del prossimo mese di maggio. Avrà un processore Intel Core i7 di quinta generazione, un SSD da 256 GB ed un massimo di 16GB di RAM integrata. Il tablet viene proposto con una tastiera removibile e un pennino con la promessa anche di una versione da 1TB di storage integrato.

Maggiori informazioni sul sito giapponese di VAIO, tradotto in italiano: qui su VAIO Z e qui su VAIO Z Canvas.


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ZenBook UX305: l'Ultabook Asus sottile a buon prezzo, ma solo in USA

Annunciato all'IFA di Berlino lo scorso mese di Settembre, uno dei primi ultrabook basati su architettura Intel Core M. Parliamo di Asus ZenBook UX305, modello che in questi giorni giunge in commercio nel mercato nord americano ad un listino che parte da 699 dollari tasse escluse.

Per questa cifra Asus propone la versione caratterizzata da display Full HD (1.920x1.080 pixel) da 13,3 pollici di diagonale, memoria di sistema da 8 Gbytes e unità SSD da 256 Gbytes di capacità. Asus ha annunciato per questo ultrabook anche una declinazione con pannello QHD+, sempre con diagonale da 13,3 pollici ma capace di una risoluzione di 3.200x1.800 pixel; per questo modello la commercializzazione avverrà nei prossimi mesi. A completare le caratteristiche tecniche il processore Core M, disponibile nelle versioni 5Y10 oppure 5Y71.

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Lo spessore complessivo di ZenBook UX305 è pari a 12,3 millimetri, con un peso contenuto in 1,2 Kg.. La costruzione è quella classica delle proposte Ultrabook: display incernierato che non si stacca dalla base e pannello che non è di tipo touch screen. Una proposta quindi maggiormente orientata alla produttività, un notebook ultraportatile che punta sull'autonomia e sulla compattezza quale strumento di lavoro quotidiano.

Al momento attuale il solo sito Asus internazionale, in lingua inglese, riporta informazioni su ZenBook UX305 a questo indirizzo. Il sito italiano ne è completamente sprovvisto, pertanto non sappiamo se e quando questo modello verrà reso disponibile anche nella nostra nazione. Ad un listino di 699 dollari tasse escluse ZenBook UX305, nella versione con display Full HD, ci pare essere un prodotto estremamente interessante valutandone caratteristiche tecniche e costo d'acquisto. Non è chiaro al momento quale potrà essere il costo addizionale dato dal pannello di risoluzione superiore, ma è ipotizzabile che il prezzo finale possa salire sino alla soglia di 999 dollari anche per via di una dotazione hardware più ricca per la componente storage.


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Acquisizione video da professionisti con la Blackmagic Intensity Pro 4K

p>Blackmagic ha aggiornato la sua scheda di acquisizione video Intensity al formato Ultra HD: si chiama Intensity Pro 4K, ed è una scheda PCIe compatibile Windows, Mac e Linux che consente di acquisire video fino al formato 2160p @ 30fps, oppure 1080p @ 60 fps.

Mette a disposizione ingressi HDMI e analogici YUV, Video Composito e S-video, risultando così compatibile con qualsiasi sorgente, dalla più recente Ultra HD al vecchio videoregistratore VHS, passando per lettori DVD e Console. In effetti, Blackmagic propone la Intensity Pro 4K non solo ai videomaker, ma anche ai giocatori "professionisti" che desiderano creare i loro walk-trough.

Oltre al supporto Ultra HD e al frame rate di 60 fps per la risoluzione Full HD, la nuova scheda aggiunge il cosiddetto "Deep Color" quando si lavora con l'HDMI. Può cioè catturare filmati a 10 bit colore per ciascun canale.

La buona notizia è che, nonostante le funzionalità di livello "Pro", la scheda mantiene un prezzo di fascia consumer: $ 199 - 179 Euro, compreso il software DaVinci Resolve Lite per Mac e Windows.


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